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Il Libro di Marco Polo Detto Milione

Il Libro di Marco Polo Detto Milione

Autore/i: Polo Marco

Editore: Giulio Einaudi Editore

nella versione trecentesca dell’«ottimo», a cura di Daniele Ponchiroli, introduzione di Sergio Solmi.

pp. XXV-278, Torino

«Si può dire che per secoli la più vera immagine dell’Oriente, al di là dei sogni e delle leggende, al di là delle fantasie convenzionali dei poeti e dei novellatori, sia rimasta, nella concezione degli europei, essenzialmente affidata al Milione.
Col suo Milione, il modesto e prudente mercante veneziano aveva inteso di dotare l’Europa di una sorta di grandioso Baedeker destinato a rivelare, con la maggiore fedeltà possibile, come può esser quella fondata sulla testimonianza oculare o riportata direttamente da osservatori prossimi, un mondo pressoché ignoto.
Ed è davvero un singolare paradosso che un libro sostanzialmente cosi realistico e positivo potesse essere ritenuto un contesto di fiabe e di menzogne dai contemporanei e dai loro discendenti fino ad epoca a noi prossima; e costituire uno stimolante di sogni, di miraggi e allucinazioni per conquistatori e poeti.
Il tempo ha ormai fatto giustizia dei detrattori di Polo, sebbene non per questo la magia del suo libro si sia spenta. Allo sguardo dello storico, ormai si dimostra chiaramente il passo gigantesco che il veneziano impose alla conoscenza geografica del suo tempo, facendo immensamente retrocedere, almeno nel loro grosso, la folla de fantasmi e delle illusioni che l’Europa confinava nell’inesplorato Oriente, e sostituendoli con notizie tanto positive da poter essere spesso oggi ancora controllabili.
Quella che si cerca qui di inquadrare non è tanto la figura del critico letterario, la cui finezza e sensibilità di lettore non hanno mai mancato e tuttora non mancano di estimatori e illustratori. «Sbriciolato il mito» portato avanti tra le due guerre di un Serra letterato puro, e senza voler tener dietro ai tentativi di contrapporvi una sua vaga «socialità», resta l’impegno di ricercare gli agganci sociali e gli elementi storici di questa figura. Andando, se occorre, al di là dei ritratti ed autoritratti che il Serra stesso, nella assidua e contorta mascheratura delle lettere, e stato il primo a presentare in forme oblique e surrettizie. Mentre non è un caso se il quadro storico degli intellettuali avviati a uscire dal malessere attraverso il farmaco della guerra, ha negli Scritti letterari, morali e politici uno dei suoi testi-chiave.» (Dalla introduzione di Mario Isnenghi)

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