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Il Giardino Ben Temperato

Il Giardino Ben Temperato

Titolo originale: The Well-Tempered Garden

Autore/i: Lloyd Christopher

Editore: Rizzoli

unica edizione, introduzione dell’autore, traduzione di Diana Bonacossa, collana di libri sulla natura diretta da Ippolito Pizzetti, collana: L’ornitorinco.

pp. 512, numerose tavole a colori e b/n f.t., Milano

Perché «Il giardino ben temperato», perché l’allusione, nel titolo del libro, al Clavicembalo di J. S. Bach? Nella sua opera il musicista esplorava metodicamente tutte le possibilità dello strumento, e nello stesso tempo creava «un compendio di tutte le forme e gli stili più popolari in quell’epoca». Col suo libro Christopher Lloyd ha voluto fare proprio questo: descrivere, analizzare, insegnare le forme e gli aspetti più diversi del giardinaggio: dalle più note, come la bordura mista, il roseto, il rock-garden, fino a quelle, perlomeno al pubblico italiano, assai meno familiari perché poco o per nulla trattate nelle pubblicazioni da cui può attingere informazioni, come lo stagno con la sua corona di piante acquatiche, il giardino naturale (il cosiddetto «wild garden»), l’uso e la propagazione delle orchidee selvatiche, il topiario eccetera. Può essere utile, per illuminare meglio il carattere del libro, un confronto con il «Del giardino» di Vita Sackville West. Innanzitutto, a differenza di questo, il libro della Sackville West non è mai stato concepito come un’opera organica, ma semplicemente è costituito da una raccolta di articoli, nati sempre da un’occasione, sia che questa sia costituita da un incontro in giardino, o da una lettera di un lettore, Per la Sackville West il giardino è il teatro delle sue quotidiane avventure, il suo libro si può leggere infatti molto piacevolmente come una storia, anche senza essere giardinieri; il libro del Lloyd invece è un testo che per chi non è giardiniere (si intende giardiniere nel senso di uno che coltiva da sé il proprio giardino) non ha senso, e che, più che leggere tutto filato, si consulterà ogni volta che ci troveremo a dover risolvere una difficoltà in questa o quella parte del giardino. In altre parole: mentre il libro della Sackville West si può leggere tranquillamente a letto o in poltrona davanti al camino acceso in una serata d’inverno, quello di Lloyd è una specie di manuale (ma pur sempre scritto con quella scorrevolezza e piacevolezza caratteristiche della civiltà inglese) da portarsi dietro sul campo, destinato a sporcarsi ben presto di terra e verderame come si sporcano d’unto i sacri testi culinari tenuti a portata di mano sulla mensola della cucina. Altrettanto quanto il libro della Sackville West è romantico, rapsodico e lirico, il libro del Lloyd è concreto, «matter of factness», come si dice in inglese, attentissimo ai più minuti particolari e preoccupato di offrire il massimo dell’informazione. Dovendolo definire in poche parole, si potrebbe quasi chiamare un libro d’esercizi per dieci dita verdi (o per verdi farle diventare).

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