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Il Dramma Stregato

Il Dramma Stregato

Autore/i: Tanizaki Junichiro

Editore: Se

a cura di Lydia Griglia, con uno scritto di Yukio Mishima.

pp. 168, Milano

Di Jun’ichirō Tanizaki (1886-1965), il maggior scrittore giapponese del Novecento, già da tempo sono noti anche da noi i capolavori della maturità, come Neve sottile (1948), La chiave ( 1956), Diario di un vecchio pazzo (1962). Quasi sconosciute, invece, sono le sue opere giovanili, fra cui non è raro trovare racconti mirabili come Il dramma stregato (1919), che dà il titolo a questa raccolta, o trame impeccabili come quelle de Il demone (1912) e de L’assassinio di O-Tsuya (1915), anch’essi compresi nel presente volume.
Questi racconti, finora inediti in Italia, oltre a mostrarci l’influenza decisiva che ebbero su Tanizaki i grandi maestri del Decadentismo (Poe, Baudelaire, Wilde), ci illuminano sulle origini di quella affascinante «rappresentazione della bellezza» che è il tema costante della sua opera. In un testo del 1962, che qui fa da appendice ai racconti, Yukio Mishima scrive: «Per Tanizaki la bellezza, così ardua per chi la considera con lo sguardo del ricercatore, è un problema di grande semplicità. Per renderla reale sarà sufficiente mutare aspetto alla realtà. E quando la bellezza si sarà manifestata, basterà inginocchiarsi al suo cospetto e chinare reverenti il capo. A ciò si aggiunga un espediente ancora più delicato ed ingegnoso. Come un creatore di bambole che infonda vita alle sue creature soffiandovi il suo respiro, basterà all’autore conferire alla bellezza “l’egoismo e la malignità” che, divenuti ormai prerogative della bellezza, l’allontaneranno di conseguenza dalla realtà, garantendo così “l’incommensurabile distanza” che della bellezza è l’elemento essenziale. […] Se la bellezza è così facilmente conquistabile, sparisce la sua problematicità. A Tanizaki non rimanevano che difficoltà di carattere artistico, quali la scelta dei vocaboli e lo stile. Ormai poteva esimersi dal dissipare le sue energie in questioni ideologiche, concentrando invece tutta la sua tenacia ed il suo entusiasmo nel perfezionamento del suo mestiere. Il suo strenuo apprendistato d’artigiano e la sua severità l’hanno reso un modello esemplare d’artista, tuttora validissimo».

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