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Il Daimon e il Superuomo

Il Daimon e il Superuomo

Autore/i: Morretta Angelo

Editore: Editrice Atanòr

pp. 136, Roma

“Quando porrete fine a questa maledetta strage?” (Empedocle)

Perchè mai la Scienza è nata nei lidi europei e non in Asia? Come mai dall’homo faber e dai ciclopi e titani della proto-Grecia, siamo giunti all’era nucleare? Qual’è il vero significato degli dèi indo-europei e di Prometeo apportatore del fuoco celeste e terrestre? Perchè il demone di Socrate si è trasformato in mera conoscenza tecnologica? E’ vero il mito biblico dell’albero della scienza e della caduta dell’intelligenza? Perchè, infine, l’Eroe-Ercole è il vero modello della civiltà occidentale?
L’eredità dell’antico ciclope è alle fondamenta della nostra volontà di potenza; perciò, come Heidegger dice, abbiamo smarrito l’essenza dell’essere. Le origini semantiche – indo-arie e greco-romane – del genio al modo occidentale segnano l’evoluzione, o l’involuzione, del daimon neutro dell’azione pura: talchè, nell’inquietudine del XX secolo, i cardini della vita naturale sono sconvolti e l’intero pianeta si trova come in balìa del fato.
Al contrario, soltanto l’uomo dello spirito o il santo, intesi nel significato più tecnico della parola, tanto in Occidente quanto in Oriente, possono riportarci alla rivalorificazione dell’autentico Superuomo, dell’uomo, cioè, in quanto tale; e non già il culto degli eroi, o del genio, come essi appaiono in Machiavelli, Carlyle , Nietzsche, ecc., nè il cieco razionalismo-erostratismò sfociato nella filosofia del benessere e nell’utopia della storia. La parentesi del Medioevo cristiano sembra esser stata quasi un’incidente; ora però, nel nuovo medioevo tecnologico in cui siamo inoltrati, dobbiamo urgentemente ritrovare la dimenticata gerarchia dello spirito. Essa soltanto è capace di guidarci verso una società universale non più fondata sull’istinto del ciclope, ma altresì sulla coscienza d’un nuovo rapporto fra il visibile e l’invisibile. Le ideologie della perfezione solo materiale, singola o collettiva che sia, esasperano l’antica eredità del daimon e ci portano ad una specie di resa dei conti irrazionale del secolo della ragione; ed è proprio nell’era della trionfante scienza difatti che ci troviamo in procinto di soccombere sotto le violenze scatenate del titanismo ancestrale.

Angelo Morretta ha svolto in gioventù e all’estero una feconda attività di romanziere e saggista; tornato e stabilitosi in Italia da quasi venticinque anni, si è dedicato intera· mente allo studio della civiltà e cultura indiane, con libri, articoli nei massimi giornali romani, conferenze, frutto non solo di letture, ma di ripetuti viaggi in Oriente. Ha goduto di borse di studio Unesco, ecc.; nel 1960, ha partecipato al Centenario di Tagore di Bombay e, nel 1964, al 26° Congresso Internazionale degli Orientalisti a New-Delhi; si è documentato a Londra per una enciclopedia della mitologia indiana, e ha visitato anche il Medio Oriente, per approfondire le sue conoscenze in materia di lingue e culture di quei Paesi. Considerato oggi uno dei più qualificati . interpreti delle discipline dell’Induismo in Italia, conoscitore dei testi sanscriti, Angelo Morretta è autore dei seguenti lavori: LA RESA DEI CONTI (1957), LO SPIRITO DELL’INDIA (1960), GLI DEI DELL’INDIA (1966), IL PENSIERO VEDANTA (1968), LA PAROLA E IL SILENZIO (1970). Ha in preparazione un ampio saggio su AUROBINDO PROFETA DELL’UOMO INTEGRALE, in occasione del centenario del più poderoso pensatore dell’India moderna. La sua attività si svolge sul duplice binario della specializzazione e della divulgazione, con l’intento di far conoscere meglio, e in un linguaggio attuale, i più genuini temi della tradizione indiana e orientale in genere.

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