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I Ragazzi del Che – Storia di una Rivoluzione Mancata

I Ragazzi del Che – Storia di una Rivoluzione Mancata

Autore/i: Incisa di Camerana Ludovico

Editore: Edizioni Corbaccio

prologo dell’autore.

pp. 416, Milano

Al centro di questo libro vi è il dottor Ernesto Guevara, detto il Che, discendente di famiglie che appartengono all’albero genealogico della grande colonizzazione spagnola. Molte pagine sono dedicate alle sue peregrinazioni, alla formazione culturale, alle scelte politiche, alle esperienze rivoluzionarie, al periodo trascorso nel governo di Castro dopo il successo della rivoluzione cubana e al tragico epilogo della sua vita sulle montagne della Bolivia. Ne emerge l’immagine di un rivoluzionario romantico, poeta, un po’ trasandato, per molti aspetti diverso dall’icona che i movimenti studenteschi europei e americani hanno diffuso nel mondo dopo i moti degli anni Sessanta e che ancora conquista l’immaginazione delle generazioni successive. Ma dopo questo profilo del Che il libro di Ludovico Incisa di Camerana si allarga sino a diventare un grande affresco in cui il vero protagonista, dietro le spalle di Guevara, è la Rivoluzione, nelle sue varianti latino-americane. Come altri rivoluzionari del continente, anche il Che è un intellettuale occidentale, allevato dai maestri e dai miti che hanno educato e ispirato i combattenti della rivoluzione, quasi sempre di origine borghese, al di qua dell’Atlantico. I modelli teorici e pratici sono gli stessi: Marx, Lenin, Trockij, con l’aggiunta di molto volontarismo romantico nello stile di D’Annunzio o Malraux. Ma il teatro dove si recita il dramma della rivoluzione è l’America Latina. Qui l’idea rivoluzionaria nasce in ambienti studenteschi, cerca di trasformare l’università in un microcosmo rivoluzionario, trova scarsi consensi negli ambienti operai e li ricerca nel mondo rurale dove diventa populismo e cade nelle mani di qualche caudillo. In un continente dove i moti studenteschi vengono generalmente repressi o distorti verso altri fini, la rivoluzione cubana è certamente una eccezione e ha il grande merito, secondo uno studioso francese, di essere sopravvissuta. Ma il castrismo non basta al Che. Dopo una insoddisfacente esperienza politico-amministrativa al vertice cubano, il dottore argentino parte per la sua ultima avventura alla ricerca di una improbabile rivoluzione contadina. Alla domanda “Chi ha ucciso Guevara?”, un suo biografo risponde: “I nemici e lui stesso”. Questo significa, commenta Incisa, che il Che ha completato con la sua morte “un percorso eroico giunto al capolinea. Sopravvivendo avrebbe dovuto ricominciare da capo”. Eppure la storia di un sogno mancato e di una esperienza fallita continua a nutrire l’immaginazione di molti giovani al di qua dell’Atlantico. Nella parte conclusiva del suo libro Incisa di Camerana esamina i collegamenti europei di questa speranza rivoluzionaria, da Régis Debray, compagno del Che in Bolivia, a Giangiacomo Feltrinelli, ammiratore di Fidel Castro e paradossalmente convinto che gli avvenimenti latino-americani potessero essere un modello per l’Italia. Esistono quindi in questo libro due Che: quello che appartiene alla storia politica dell’America Latina e quello che, dopo avere ispirato i sogni rivoluzionari del ’68, continua a soddisfare gli appetiti romantici delle generazioni successive e a decorare i salotti della borghesia europea.

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Argomenti: Libri vari,

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