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I Mosaici della Nea Monì a Chios

I Mosaici della Nea Monì a Chios

Autore/i: Matthiae Guglielmo

Editore: Artistica Editrice

pp. 82, XLII tavv. b/n f.t., ill. b/n, Roma

“Benchè sia d’importanza non minore dei cicli quasi coevi di Hosios Lucas e di Daphni, quello della Nea Monì di Chios ha destato un interesse piuttosto scarso fra gli storici dell’arte bizantina per la difficoltà d’accesso e per le condizioni nelle quali si trovava. Un restauro recente, non ancora ultimato, che ha liberato le superfici dal velo che le ottenebrava e che ha anche provveduto a reintegrazioni di lacune spesso pur vaste, ha avuto il merito di richiamare l’attenzione su quei mosaici veramente singolari per il potere espressivo e per la splendente robustezza del colore.
La fondazione della Nea Monì è collegata ad un evento miracoloso. Tre eremiti Niketas, Giovanni e Giuseppe trovarono in un bosco devastato da, un incendio una icone di Maria attaccata ad un mirto, che era rimasto illeso dal fuoco, e la trasportarono nella grotta dove vivevano. Del fatto essi informarono un personaggio, che gli intrighi di Michele V Paflagone avevano confinato a Mitilene, e ne ebbero la promessa della fondazione di un santuario, promessa che non mancarono di ricordagli, quando fu liberato e divenne giudice del thema dell’Ellade e poi terzo marito di Zoe ed imperatore con il nome di Costantino IX Monomaco. L’imperatore (1042-1054) mantenne la sua promessa e fece erigere il santuario, che alla sua morte pare non fosse compiuto ; i lavori per quella ragione subirono una sospensione, finchè Teodora (1055-1056), nel suo pur breve regno, non fornì il denaro sufficiente al completamento.[…]”

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