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Homo Faber

Homo Faber

Titolo originale: Homo Faber

Autore/i: Frisch Max

Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore

traduzione dal tedesco di Aloisio Rendi, in copertina: Giorgio De Chirico, Il figliol prodigo, 1922 (particolare).

pp. 176, Milano

Pragmatico e indifferente alla cultura religiosa e umanistica, senza legami sentimentali e libero di spostarsi da un continente all’altro, l’ingegnere Walter Faber è un autentico campione della civiltà tecnologica, per il quale la vita, governata da leggi matematiche, scorre senza drammi. Per quanto venga a contatto con realtà sociali eterogenee, che assumono rilievi quasi allucinanti per il distacco col quale il protagonista le attraversa, Faber sembra vivere in una specie di eternità prefabbricata. Ed ecco che, giunto ai cinquant’anni, e inaspettatamente sulla soglia della morte, egli scrive la propria storia per spiegare come l’incesto da lui commesso (con una figlia che non aveva mai conosciuto) fosse voluto solo dal caso: in una vana polemica con il destino, di fronte al quale si erge come un moderno Edipo, Faber vorrebbe esorcizzare la tragedia dell’incesto e, al contempo, rifiutare la morte rifugiandosi nella interpretazione scientifica del “caso”.
Inizialmente fiero della propria prosaicità e della lucidità con la quale difende la propria solitudine, Faber diventa un personaggio drammatico ed emblematico nel momento della crisi, quando le forze oscure e terribili che ha voluto ignorare irrompono d’improvviso nella sua ordinata ma artificiosa esistenza. Come ironicamente sottolinea il titolo del romanzo, l’uomo rappresentativo dell’era tecnologica agisce per perdere se stesso. E tuttavia la sconfitta del personaggio di Frisch ha in sé il suo riscatto, con la scoperta di quei valori umani che tutta una vita di finzioni non è riuscita a cancellare.

Di Max Frisch (Zurigo 1911), oltre a Homo Faber, l’editore Feltrinelli ha pubblicato il volume antologico del Teatro (Oderland, Don Giovanni o l’amore per la geometria, La grande rabbia di Philipp Hotz, Omobono e gli incendiari, Andorra, 1962), Diario d’antepace (1962), Il mio nome sia: Gantenbein (1965), Biografia (1970) e Diario della coscienza 1966-1971 (1974). Tra le sue altre opere tradotte in italiano ricordiamo Stiller (Mondatori 1965), e, presso Einaudi, Guglielmo Tell. Per la scuola (1973), Libretto di servizio (1977), Montauk (1977) e Barbablù (1982).

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