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Ho Vinto il Trac

Ho Vinto il Trac

Autore/i: de Courberive Jean

Editore: Edizioni Paoline

seconda edizione, introduzione dell’autore, traduzione di A. Bernardini.

pp. 152, Roma

Cos’è il trac? Una varietà della timidezza una paura senza vergogna, un complesso d’inferiorità, insomma, caratterizzato da fenomeni fisico-psichici refrattari ad ogni ragionamento. Molti sono colti da questo sentimento ansioso soprattutto quando debbono affrontare il pubblico: attori, cantanti, conferenzieri, professori, studenti interrogati in classe o nell’attesa dell’esame, musicisti, persone che aspettano un colloquio e, perchè non dirlo signorine e giovani ai loro primi appuntamenti d’amore, Sembrerà paradossale, eppure molti artisti furono dei timidi. La Signora Bartet ha provato il trac fino al termine della sua lunga e brillante carriera teatrale. Cicerone fu un grande timido tantoché non riuscì a pronunciare il migliore discorso di tutta la sua lunga carriera    d’oratore: il «pro Milone».
Nei violinisti questo complesso ha un effetto li induce involontariamente ad elevare il suono del loro strumento per lo spasmo dei muscoli flessori dovuto appunto al trac; a chi parla tronca la parola e pare mozzi il fiato ingenerando un senso di costrizione toracica, epigastrica e laringea, congiunto ad una specie di vuoto mentale con evidenti analogie con la vertigine.
Di questo insolito tormento parla il De Courberive iniziando il suo discorso dal nervoso e dalla timidezza di cui il trac non è che una forma.
Ma la sua pagina si fa più lucida e interessante quando indica i mezzi per vincere questo seccante complesso d’inferiorità, di cui, per altro, e non solo a titolo d’incoraggiamento, valuta saggiamente tutti gli aspetti positivi. Non tutti, forse, sanno che a volte il trac crea la grande oratoria.
Certo, i mezzi che l’Autore suggerisce non sono esattamente quelli del vecchio artista che, soggetto a trac cronico, affrontava suo pubblico dicendogli (mentalmente s’intende) la parola di Cambronne e caricando poi come un soldato a cavallo, o il motto di Stendhal: «Il carattere della forza è di infischiarsi di tutto e di andare avanti». Egli si attiene ai dettami di una sana e provata igiene del corpo e dello spirito. E se è vero che le idee-forza abbiano una specie di magico potere (ricorda Filippo, l’eroe di Barrès, che collezionava le formule di energia per divenire un «audace»), è indubbio che nel cristianesimo –  pur prescindendo da insperati ausili ad esso solo possibili – c’è un incomparabile sistema di idee-forza che hanno sui timidi effetti sorprendenti.

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Argomenti: Libri vari,

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