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Hermaphrodito

Hermaphrodito

Autore/i: Savinio Alberto

Editore: Giulio Einaudi Editore

in copertina una fotografia di Alberto Savinio.

pp. 264, Torino

Si è parlato spesso in questi anni del contributo che Alberto Savinio ha dato all’arte e alla poetica del nostro secolo (citazione d’obbligo, il riconoscimento tributatogli da Breton nell’Antologia dello Humour nero, pubblicata in questa stessa collana); ma l’esatta natura e la genesi del suo surrealismo o presurrealismo sono rimaste nell’ombra, forse perché la poliedricità della figura di Savinio e la vastità della sua opera letteraria, parzialmente dispersa in riviste, giornali e plaquettes di difficile reperimento hanno ostacolato una conoscenza non mediata dell’artista e della sua attività. Un vero accostamento a Savinio non può quindi cominciare che da una rilettura dei suoi testi meno vulgati, che sono spesso i più ricchi di qualità e di sorprese. È questo certamente il caso di Hermaphrodito, il suo primo libro che, pubblicato nel 1918 e non più ristampato nella sua integrità, contiene già in se’ quasi tutta l’impalcatura e la suppellettile del cosmo letterario saviniano: dalla problematica «metafisica» al lessico «moltilingue» e tendenzialmente anfibologico, dal tema del «vuoto» alla tensione fantastica e grottesca dei racconti più tardi e famosi.
Al testo di Hermaphrodito è stato premesso quello dei capitali Chant’s de la mi-mort, pubblicati nel 1914 da Savinio nella rivista di Apollinaire, «Les Soirées de Paris».

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