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Gli Etruschi e le Acque

Gli Etruschi e le Acque

Autore/i: Cascianelli Manuela

Editore: Edizioni Ebe

introduzione dell’autrice.

pp. 152, nn. ill. b/n, 1 tavv. b/n f.t., Roma

Dall’introduzione dell’autrice:
«I popoli dell’antichità hanno dimostrato di tenere in grande considerazione, nella scelta dei luoghi per lo stanziamento, la presenza dell’acqua, salata o dolce che fosse: per le esigenze alimentari, agricole, pastorali.
Dal mare, poi, trassero non solo vantaggi economici, attraverso gli scambi commerciali, ma acquisirono soprattutto dati culturali.
A questa logica non sfuggì il popolo più interessante dell’Italia preromana, quello degli Etruschi, che mostrò una cura particolarissima nella scelta dei siti per gli abitati, anche nelle età più antiche.
l torrenti, che scorrevano a lambire le pendici degli altipiani sui quali, preferibilmente, erano poste le sedi etrusche, assunsero ragionevolmente anche la funzione di linee ideali di separazione tra le città dei vivi e le zone riservate alle sepolture, in genere le pendici delle alture di fronte all’abitato, quasi come se l’acqua potesse proteggere e purificare il gruppo umano in una funzione che, nel tempo, in diverse culture e differenti situazioni storico-religiose, ha continuato ad assolvere.
Dunque acqua per bere, per dissetare gli uomini e gli animali, per irrigare i campi, per commerciare attraverso le vie fluviali, per tutelare e proteggere i vivi.
Oltre a siti su alture, gli Etruschi stabilirono anche insediamenti presso le coste, segnalati oggi dai resti delle necropoli a loro appartenute o, in qualche caso, da sporadici frammenti. Il mare, infatti, ha eroso buona parte dello strato antropico (vd. la necropoli della Scaglia, presso Civitavecchia).
Le città vere e proprie, ad eccezione di Populonia, mantennero, comunque, una certa distanza rispetto al mare, per goderne i vantaggi, ma nel contempo per essere al sicuro da eventuali aggressioni (vd. Cicerone, De rep. II, 4-6; Livio V, 54).
Le tre grandi città dell’Etruria meridionale, infatti, Caere, Tarquinia e Vulci, organizzavano i loro porti come entità staccate, poste sulla riva del mare, rispettivamente Pyrgi, Gravisca (secondo il nome della colonia romana) e Regisvilla.
Se il rapporto con il mare è già stato abbastanza analizzato sotto diversi aspetti (impianti portuali, strutture emporiche, volume e valore degli scambi, influenze culturali conseguenti, tecnica navale, pirateria), il rapporto esistente tra il popolo etrusco e le acque interne e meteoriche non appare esattamente definito.[…]»

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