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Gli Affanni della Cultura – Intellettuali e Potere nell’Italia della Controriforma e Barocca

Gli Affanni della Cultura – Intellettuali e Potere nell’Italia della Controriforma e Barocca

Autore/i: Benzoni Gino

Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore

prima edizione, collana: I fatti e le idee, Saggi e Biografie n° 411, in prima di copertina: Lorenzo Lotte, Ritratto di giovane nello studio, Galleria dell’Accademia, Venezia.

pp. 224, Milano

Una volta tramontate le ambizioni dell’intellettuale umanistico-rinascimentale teso a dirigere ed ispirare il tempo come genio creativo, una volta svanita l’illusione di Baldassarre Castiglione nel cortigiano compiuta realizzazione delle capacità umane in grado di coadiuvare il principe in tutto ciò che sia ragionevole, s’agita nevrotica – nel desolato panorama del fallimento della cultura che s’aggrappa, nei suoi residui d’orgoglio, a Venezia – una folla d’intellettuali alla ricerca di un’identità e d’un ruolo. Una fatica penosa frustrante affrontata nel corso d’un processo di progressiva emarginazione.
Incapaci d’un rapporto seriamente conoscitivo – laddove L’economia del tempo si regge sull’agricoltura – con la terra abbordata malamente o col vagheggiamento idillico o con la satira deformante del “villano”, privi di sbocchi occupazionali rilevanti nella fabbrica del consenso e nei ranghi impiegatizi, i “letterati” gareggiano per conseguire una sistemazione a corte in una smania – frantumante per la categoria, divorante per le coscienze – di servitù. D’altro canto si coalizzano in tante minuscole corporazioni, le accademie, inoffensive per l’ordine costituito, pateticamente intente all’autoglorificazione.
Sul finire del ’600 l’esplodere d’un’erudizione maniacale accompagna il precisarsi delle competenze, nel venir meno delle ambizioni politiche: l’intellettuale, stanco di candidarsi, spesso invano, a segretario e a storico ufficiale, preferisce il ruolo di bibliotecario. Momento di raccoglimento che è, pure, avvio per il rilancio settecentesco del ruolo dell’intellettuale che offre la sua preparazione – ormai volta all’utile, ormai dislocata in ambito economico e, soprattutto, agronomico – al progresso della società e dello stato. La “repubblica letteraria” perviene, così, all’orgogliosa convinzione di sostenere “l’onor della nazione”, si persuade di contribuire alla “gloria d’Italia”.

Gino Benzoni, nato nel 1937, già insegnante di materie letterarie negli Istituti tecnici, risiede a Venezia, è segretario dell’Istituto di storia della società e dello stato veneziano della Fondazione Giorgio Cini e docente presso la Facoltà di lettere. Collaboratore assiduo del Dizionario biografico degli italiani, i suoi saggi di maggior impegno sono apparsi nei periodici “Archivio Veneto” e “Studi Veneziani”; è autore, inoltre, di Venezia nell’età della Controriforma (Milano, Mursia 1973) e curatore del volume miscellaneo Il Mediterraneo nella seconda metà del ’500 alla luce di Lepanto (Firenze, Olschki 1974).

Visualizza indice
  • Un ancoraggio contro la crisi: Venezia
  • Le libidini della servitù
  • Per non smarrire l’identità: l’accademia
  • Verso il recupero del ruolo: l’impiego erudito

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