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Fiabe del Sottosuolo

Fiabe del Sottosuolo

Analisi chimica delle fiabe di Cappuccetto Rosso, Biancaneve, Cenerentola…

Autore/i: Sermonti Giuseppe

Editore: Rusconi

prima edizione, introduzione dell’autore.

pp. 244, nn. ill. b/n, Milano

«Tutta la favolosa storia greca, fenicia, egiziana appartiene alla chimica», scrisse tre secoli fa J. TALLIUS (1687), e voleva dire che gli accadimenti mitici non sono che metafore del processo alchemico. Anche le fiabe del focolare – sostiene Sermonti in questo libro – contengono le stesse metafore.
Che cosa dà a un racconto l’incanto della fiaba? Non è il lieto fine: è il velato riferimento alla magia alchemica. Mantelli che rendono invisibili e stivali che lanciano in velocità, apposizioni di vesti splendide in luogo di miseri abitucci, divoramenti e riapparizioni sono allegorie di sublimazioni e volatilizzazioni, di trasformazioni dorate delle sostanze Vili, di purificazioni negli alambicchi o nelle fornaci.
In questo libro le fiabe più belle sono interpretate in chiave chimico-mineralogica. Così Biancaneve è l’argento e, come il bianco metallo si conserva nativo tra rocce vili, così ella si serba vergine tra 7 piccoli minatori e ancora, come l’argento è sprofondato nella blenda fusa entro il forno a coppella, da cui emerge splendente, così la bianca bambina si ridesta ridendo dal sonno profondo della morte in cui l’ha precipitata una strega. La Bibbia conosce queste metafore:
Le parole di Jahve sono parole pure argento colato in coppella dalla ganga purgato 7 volte (Salmo 12,7)

Il libro fa da controcanto a Fiabe di lana (Rusconi, 1986). «Abitanti di una notte opposta a quella astrale, i 7 metalli sembrano saperne di più dei 7 pianeti, e avere voglia di raccontare, di echeggiare dalle profondità gli squilli ultramondani della luna».
Fiabe del sottosuolo parte dalla interpretazione alchemica dei miti, secondo Dom Pernety (1758) e, dopo aver presentato i personaggi delle fiabe, introduce Cappuccetto Rosso come mercurio, Biancaneve come argento, Cenerentola come zolfo. Le novelle sono riferite alle zone minerarie del Monte Amiata (Toscana), del Sarrabus (Sardegna) e della piana di Enna (Sicilia).
Le fiabe non sono cronache abbellite del vissuto: sono svolgimenti di trame narrative antichissime, con cui sono composti non solo miti e raccontini, ma talvolta persino il percorso della vita umana. La uccisione di una strega (Katharina Schnaderin) ad opera di due fratelli non generò la favola di Hänsel e Gretel (come sostiene Traxler). Si può provare che, al contrario, «Katharina fu uccisa da una fiaba».

L’autore di questo libro, Giuseppe Sermonti, ha compiuto un lungo itinerario. Formatosi come genetista microbiologo (è del 1970 Genetics of Antibiotic Producing Microrganisms, Wiley & Sons), ha raggiunto in questo campo alti riconoscimenti internazionali, mentre teneva cattedra di Genetica a Palermo e Perugia. Dalla critica degli abusi della Scienza (Il crepuscolo dello scientismo, Rusconi, 1971) e dall’opposizione al funzionalismo darwinista (con R. Fondi, Dopo Darwin, Rusconi, 1980), è giunto a una visione strutturalista della biologia (Le forme della vita, Armando, 1981) costituendo in Giappone, insieme a biologi e matematici di vari paesi, l’Osaka Group for the study of dynamic structures (1986). Riconosciute nelle trame delle fiabe le stesse strutture essenziali delle leggi dell’Universo e della Natura, è approdato all’esegèsi del fiabesco. Dopo aver scritto alcune fiabe scientifiche (Il Ragno, il Filo e la Vespa, Mondadori, 1973) ha preso ad esaminare le fiabe tradizionali in chiave astronomica (Fiabe di luna, Rusconi, 1986) e, in questo libro, in chiave chimico-mineralogica.

In sovraccoperta: Tavola del Filosofo Solidonius, riprodotta da E. Canseliet. La giovane vergine svestita prima delle nozze corrisponde alla pietra grezza portata a purezza elementare prima della combinazione chimica.

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