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Federico II Imperatore

Federico II Imperatore

Autore/i: Kantorowicz Ernst Hartwig

Editore: Garzanti Editore

traduzione dal tedesco di Gianni Pilone Colombo.

pp. 792, 1 tavv. b/n f.t., Milano

Stupor mundi fu detto dai contemporanei Federico II di Svevia, l’unico degli imperatori germanici del medioevo, insieme al Barbarossa, che occupi un posto riconosciuto nella nostra storia e subito ci rimandi a immagini evidentissime: la disfatta inflittagli nel 1248 dai popolani di Parma, la città di quel Salimbene che lo paragonava a un drago funesto; gli splendori della corte di Sicilia, consacrati dalla lirica della «prima scuola», di cui il sovrano medesimo era mecenate; i castelli di Puglia, gli arcieri musulmani, le donne dell’harem, le cacce col falcone, illustrate nel suo trattato, il più ricco che ci resti in materia.
Immagini romantiche, però. E confluenti verso un’interpretazione convenzionale, che confina Federico in una luce araldica di crepuscolo: per chiudere con lui il conflitto secolare tra impero e chiesa, e inaugurare invece il decollo della civiltà borghese mercantile culminante nel rinascimento.
L’opera di Kantorowicz, definitiva, rimuove ogni luogo comune. Qui l’imperatore non è segnacolo di una fase storica schematizzata, ma si muove internamente a un complicato gioco d’azioni e di reazioni. Di lui viene rivelata, duplice e sconcertante, l’anima insieme feudale e «illuminata»: il senso feroce del potere, e lo scetticismo che a, esso poneva di continuo un limite invalicabile.
Ma Kantorowicz non fa della psicologia.
Riesce nel compito propostosi perché mantiene l’opportuno equilibrio tra il riconoscimento del ruolo personale di Federico come fabbricatore di storia e l’imponente materiale documentario – qui riportato per la prima volta nella sua integrità – dell’ambiente sociale e culturale, da Lubecca alla Palestina, che condizionò quell’operato. Un metodo del quale gli sviluppi storiografici ultimi confermano tutta la validità.

Ernst Hartwig Kantorowicz, nato & Poznan (Polonia) nel 1895, insegnò a Francoforte (1950), poi a Berkeley (1940) e a Princeton (1951), dove morì nel 1963. Tra le sue opere. oltre a Federico II, imperatore, sono da annoverare Laudes regiae (1946), The king’s two bodies (1957) e Selected studies, pubblicato postumo nel 1965.

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