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Favole e Storie del Madagascar

Favole e Storie del Madagascar

Titolo originale: Contes de Madagascar

Autore/i: Autori vari

Editore: Xenia Edizioni

a cura di Charles Renel, introduzione e traduzione dal francese di Cesare Bermani, in copertina: «Il costume antico e moderno» di Giulio Ferrario 1827.

pp. 220, Milano

Intorno al 1905, Charles Renel, che da molti anni risiedeva nel Madagascar, ha un’idea: sguinzagliare un gruppo di “indigeni” che ormai sanno scrivere il malgascio nei più lontani villaggi dell’isola a trascrivere i racconti dei più vecchi narratori di favole, miti, leggende … Ne esce questa straordinaria collezione di storie fantastiche, realistiche o di animali, cui tutte le tradizioni narrative presenti nell’isola africana, indonesiana, araba, persiana – portano il loro contributo di vicende di eroi, di mostri, di saggi animali e di uomini sciocchi, a cavallo fra la mitologia e la fiaba.

Dalla introduzione:
« Charles Renel
, professore della Facoltà di lettere dell’Università di Lione e direttore dell’Insegnamento nel Madagascar, ha impostato, organizzato e guidato tra il 1907 e il 1910 un’estesa ricerca sui culti, i riti e le tradizioni popolari delle tribù malgasce, durante la quale sono stati raccolti anche i materiali contenuti nella sua antologia Contes de Madagascar, edita a Parigi nel 1910 presso Ernest Leroux in due volumi, il XXXVI e XXXVII della «Collection de contes et chansons populaires».
Questa antologia – da cui sono stati volutamente esclusi i racconti sulla creazione – comprende complessivamente 66 racconti di magia, 37 racconti realistici e 52 racconti sugli animali. Da essa vengono qui tradotti 42 racconti di magia, 7 racconti realistici e 22 racconti sugli animali.
In un’introduzione premessa all’antologia, Renel nota anzitutto come quindici anni di occupazione dell’isola – divenuta di fatto possesso dei francesi già con un trattato del 15 ottobre 1895, che riuscirono pero a occupare anche tutta l’Imerina e il Betsileo alla fine del 1897 e da ultimo l’estremo sud e qualche punto del Menab nel 1901-1902 – avessero creato una fortissima diffidenza nei confronti dei colonizzatori, rendendo tutt’altro che facile riuscire a raccogliere testimonianze veraci sulle culture indigene, peraltro in quei pochi anni già profondamente trasformate in ogni loro aspetto. […]»

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