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La Civiltà della Valle dell'Indo

Società urbanistica fra le più misteriose ed elevate, diede inizio cinque millenni or sono al sistema binario, al tantrismo, allo yoga

di
Editore: SugarCo Edizioni
Informazioni: unica edizione. - pp. 280, nn. tavv. b/n f.t., nn. ill. b/n, Milano
Stampato: 1975-01-01
Codice: 500000002102

Balzata d'improvviso sulla scena del mondo nel IV millennio a.C., spenta nel sangue quasi duemila anni dopo dall'immensa, barbarica invasione ariana, La civiltà della valle dell'Indo ci è nota da poco più di cinquant'anni e molti dei suoi aspetti sono tuttora avvolti nel più fitto mistero, benché sia stata la più grande di tutta l'antichità protostorica, per la vastità della superficie coperta e per l'alto grado di evoluzione sociale raggiunto. l manufatti ebbero una straordinaria unità stilistica su tutto il territorio; le grandi città avevano una rete di canalizzazioni urbane e di fognature; servizi igienici e pubblici paragonabili solo a quelli d'oggigiorno. | traffici commerciali dei vallindi andavano dall'Arabia all'Indocina e non è escluso che per le stesse vie si sia diffuso il loro pensiero filosofico e religioso, già altamente formato.
Nella Valle dell'Indo nacquero lo Yoga e il Tantrismo, in cui fu raggiunta una potenza di pensiero che sola potrebbe spiegare l'alto grado sociale di quel popolo, del quale non si possono ancora conoscere l'origine, la lingua, la storia. Misteri affascinanti, infatti, sono la scrittura - perfetta, ben formata, verosimilmente insegnata a tutto il popolo, ma per noi del tutto indecifrabile -, la mancanza di mura delle città, urbanisticamente dunque simili a quelle d'oggi in un tempo in cui le mura costituivano la difesa essenziale, la mancanza quasi assoluta di armi in un territorio che tuttavia contava molti animali feroci, quali la tigre e l'elefante selvatico.
L'A. non si limita ad esporci le teorie finora formulate, fornendoci gli elementi essenziali per comprenderle, ma tenta anche di chiarirne i misteri alla luce obbiettiva di un argomento per solito non accettato dall'archeologia ufficiale: l'evoluzione e la forza del pensiero yogico.

Il prof. Gabriele Mandel è ordinario di Archeologia all'Università del Lussemburgo; docente di Scienze Grafiche al Politecnico di Torino e direttore dell'Istituto Islamico di Archeologia Orientale. Membro e consigliere di Accademie e Associazioni culturali e archeologiche italiane e straniere (fra cui l'ASP); premio di Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Presidente della Repubblica; da autorevole studioso di archeologia ha promosso o organizzato numerose campagne di studio in paesi dell'Arabia, in Turchia e in India.
Dello stesso Autore: Il Regno di Saba, ultimo paradiso archeologico.
In copertina: Il cosidetto Prete re di Harappa.

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