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Il Comandante e gli Squali

Una Storia di Coraggio e di Onore sullo Sfondo della più Grande Tragedia della Marina Americana

di
Editore: Longanesi & C.
Prezzo: € 23,00

Informazioni: prologo dell'autore, traduzione di Sergio Mancini, titolo originale: In Harm's Way, in copertina: L'Indianapolis nella rada di Pearl Harbor. - pp. 344, 16 tavole b/n f.t., illustrazioni b/n, Milano
Stampato: 2003-03-01
Codice: 978883041895

Poco dopo l'invio dei messaggi di soccorso, il comandante McVay si ritrovò solo. Rifletté sulla possibilità di affondare con la nave e considerò l'immenso senso di colpa che avrebbe provato se fosse sopravvissuto. Temeva anche l'interrogatorio cui lo avrebbero sottoposto le autorità navali una volta a terra. McVay sapeva che in ultima analisi era sua la colpa delle urla e delle grida che udiva levarsi nella notte. Ma l'affondamento era stato cosi rapido che non riusciva ancora a capire come fosse accaduto. All'improvviso fu spazzato via dalla nave da un'alta onda che si muoveva lungo la battagliola semisommersa. Sollevando lo sguardo dall'acqua, vide sopra di sé un'elica e gli sembrò che la nave si stesse capovolgendo addosso a lui. E poi cominciò a nuotare in mezzo alla nafta bollente, sentendosi bruciare la nuca. Udì una specie di sibilo e, quando si voltò, la nave era scomparsa.

Il 16 luglio 1945 l'incrociatore Indianapolis salpa da San Francisco alla volta di Tinian, nell'arcipelago delle Marianne, per una missione segretissima. Neppure il comandante Charles McVay sa che il carico da consegnare è «Little Boy», la bomba atomica che verrà sganciata su Hiroshima. Compiuta la missione, McVay e i suoi uomini fanno rotta verso Leyte, nelle Filippine. Ma poco dopo la mezzanotte del 29 luglio 1945 l'Indianapolis viene colpito dal sommergibile giapponese 1-58 e cola a picco in pochi minuti. Inizia così la tremenda odissea di circa novecento uomini, abbandonati nell'oceano: per cinque giorni lottano disperatamente contro le forze della natura e soprattutto contro gli squali, che, attratti dall'odore del sangue, azzannano i vivi e i morti. Avvistati casualmente il 2 agosto, nelle successive trentasei ore i superstiti sono tratti in salvo. Nei mesi seguenti, la sciagura scuote i vertici della Marina e l'opinione pubblica e, nel rimpallo delle responsabilità, il comandante McVay viene individuato come unico responsabile e trascinato davanti alla corte marziale. Nel 2001, cioè quasi sessant'anni dopo la tragedia, la Marina degli Stati Uniti chiude la pratica relativa all'Indianapolis, prosciogliendo McVay dall'accusa di «comportamento negligente» in relazione alla perdita della sua nave. Il comandante, tuttavia, non ha avuto la soddisfazione di vedere cancellata quell'accusa, essendo morto suicida nel 1968... Ma che cosa è successo davvero sull'Indianapolis? Perché c'è voluto così tanto tempo per riabilitare un ufficiale che già i suoi uomini avevano scagionato? Forse la verità va cercata nel durissimo colpo subito dalla Marina americana - le perdite umane furono le più gravi per una singola unità durante tutta la guerra nel Pacifico - e nel fatto che, a causa di incredibili disfunzioni organizzative, si poterono salvare soltanto 317 dei 1196 uomini imbarcati... Doug Stanton, che ha avuto la possibilità di parlare con gli ultimi superstiti dell'Indianapolis, traccia una nuova, più convincente, storia della tragedia, rivelando lo straordinario coraggio di McVay e dei suoi uomini prima, durante e dopo l'affondamento dell'incrociatore, ma anche in patria, a tragedia conclusa. Perché, talvolta, gli squali più pericolosi non sono quelli che si trovano nel mare, ma quelli che siedono in un tribunale militare...

Doug Stanton, dopo aver lavorato come giornalista per Esquire e Outside, scrive ora per Men's Journal. Vive nel Michigan.

Libro usato disponibile in copia unica

Libro che può recare eventuali tracce d'uso.

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