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Sette Decimi - Gli Oceani, le Isole, gli Abissi: i Viaggi dell'Uomo, i Percorsi dell'Immaginazione

Titolo originale: Seven-tenths

di
Editore: Ugo Guanda Editore
Prezzo: € 21,00

Informazioni: traduzione di Donatella Zanetti Ongaro. - pp. 336, illustrazioni b/n, Parma
Stampato: 1994-03-01
Codice: 978887746717

Sette decimi del globo sono coperti dall'oceano. Sette decimi del corpo umano sono fatti d'acqua. Sette decimi parla dell'acqua del mare, delle isole, delle coste, delle scogliere e degli abissi; e parla del modo in cui tutto ciò agisce e ha sempre agito sull'immaginazione degli uomini. Il motivo ricorrente del libro è un uomo, forse lo stesso scrittore, che nuotando al largo dell'oceano ha smarrito ogni punto di riferimento e non riesce a ritrovare la sua barca. Perso nel vasto mistero del mare, l'uomo sperimenta il carattere speciale e «altro» della distesa d'acqua che lo circonda, e come essa modifica le percezioni e le proporzioni di un mondo che credevamo di controllare. L'uomo moderno di fronte all'oceano riscopre l'imprendibilità di un luogo che non si lascia né misurare né colonizzare: più gli strumenti di misurazione sono sofisticati e complessi, meno le mappe di fondali, montagne sommerse e isole risultano precise. Ce lo illustra uno dei capitoli più affascinanti, quello sulle isole immaginarie, isole inventate dai navigatori d'ogni epoca, alcune delle quali ancora esistono sugli atlanti. Ma le isole sono, appunto, anche luoghi del desiderio, luoghi che cambiano identità e confini, non solo nell'immaginazione ma anche nella triste realtà: è il caso di un isolotto delle Filippine trasformato in esclusiva stazione turistica per soli giapponesi.
Uno dei temi centrali di Sette decimi, un libro che è erede della grande letteratura di viaggio e di avventura inglese, è poi la perdita: i naufragi, i relitti, le morti in mare, i misteri delle sparizioni di navi e sottomarini, e in generale il trattamento che il mare riserva a tutte le cose che entrano nel suo dominio: la trasformazione in «qualcosa d'altro», non più riconducibile alla sua immagine originaria. Questo senso di perdita, di possibile trasmutazione, insegue anche ciò che nel mare vive e prospera. In un capitolo sulla pesca, seguiamo l'autore su un motopeschereccio scozzese nel Mare del Nord, che draga dal fondo del mare ogni sorta di rifiuti, compresa una bambola gonfiabile, ma pochissimo pesce. E lo seguiamo tra gli «zingari del mare» dell'arcipelago Sulu: popolazioni che vivevano in simbiosi perfetta con l'oceano costrette a vivere a terra, su un elemento che non conoscono e non amano. Squilibrio della bilancia marina e perdita di culture millenarie; ma, sembra dire l'autore, il mare è ancora il luogo imprendibile delle nostre fantasie più profonde, l'unico luogo inaccessibile rimasto sulla terra, che esercita sull'uomo un potere misterioso e insistente. È la terra di nessuno, il confine, la soglia oltre la quale può spingersi solo lo sguardo della mente.

James Hamilton-Paterson, scrittore, poeta, giornalista, collabora tra gli altri con il «Sunday Times» e il «TLS». Fra le sue opere: Playing with Water, Gerontius, The Bell-Boy, Griefwork. È membro della Royal Geographical Society e vive in Italia e in Estremo Oriente.

Libro usato disponibile in copia unica

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