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Niam Niam - I Miei Viaggi nell'Africa Centrale dal 1851 al 1866

di
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
Informazioni: prima edizione, autobiografia integrale a cura di Giovanni Alfonso Pellegrinetti, collana: I Libri Ritrovati. - pp. 346, ill. in b/n, Milano
Stampato: 1982-10-01
Codice: 500000006891

...Carlo Piaggia? Un esploratore, un cacciatore, un mercante? Certo, tutto questo e anche qualcosa in più. È difficile inquadrare la sua personalità nell’affollata platea degli esploratori del bacino del Nilo. Sicuramente, come molti altri, Piaggia era spinto da una curiosità divorante per il nuovo, e agitato da un’irrequietezza di fondo che lo trascinava a fuggire dal quotidiano. L’Africa fu per lui la grande occasione di un’esistenza diversa...

Un giorno, scherzando con Edmondo de Amicis intorno alla propria magrezza, Carlo Piaggia osservò che nessun europeo aveva gettato sul suolo africano un'ombra sottile come la sua. Questa lieve battuta può essere applicata non solo alla realtà somatica, ma anche a quella intellettuale e morale di chi la pronunciò. Piaggia veniva dal contado lucchese, e diventò esploratore dopo aver esercitato, fra Tunisi e il Cairo, gli umili mestieri di giardiniere, cappellaio, rilegatore di libri, verniciatore. Ma più forte dell'orgoglio per la propria abilità manuale era in lui la passione dei viaggi e delle cacce. La ripugnanza per la sedentarietà, e l'indulgenza verso un'ispirazione vagabonda, lo spinsero ad addentrarsi nel cuore dell'Africa. In territori dove altri europei non erano giunti. Durante uno dei suoi viaggi visse per mesi e mesi, da solo, in una tribù di cannibali Niam Niam. Una siumile esperienza desta stupore, ma ancor più stupisce la sobria naturalezza Piaggia la racconta. È probabile che egli portasse con sè,dalle campagne in cui era nato, un'idea della vita così elementare che nessun esotismo poteva scalfirla. Del resto, i Niam Niam erano contadini e cacciatori, come Piaggia stesso e la sua gente: per questo, forse, egli riuscì a interderli così facilmente, e ne fu inteso. A cent'anni dalla morte del viaggiatore lucchese, le sue memorie appaiono per la prima volta così come furono scritte, con le loro sgrammaticature e le loro voci vernacolari. Questo libro senza grazie, ma non senza energia di scrittura, è uno dei pochi grandi testi della nostra letteratura di viaggio, dal Milione di Marco Polo a oggi. Soprattutto mirabili sono le pagine dedicate all'esperienza fra i Niam Niam. Campeggia, in esse, la figura di uno dei principi di quella nazione, il capo Tombo, la cui fama è ancora oggi tramandata dal nome della città centrafricana di Tombora: i suoi parossismi, e le sue melanconie, delineano un ritratto di "selvaggio" insolitamente persuasivo. Altrove, lo sciamare delle donne Niam Niam, incuriosite dalla nudità dell'uomo bianco, dà vita a episodi di una sensualità rustica, spontanea e senza manierismi. Nessun altro esploratore dell'Ottocento vide l'Africa così semplicemente e senza pregiudizio come Carlo Piaggia. Forse perché Piaggia non era un vero esploratore (anche se dai suoi viaggi riportò piume, tuberi, e notizie), ma soltanto un viaggiatore "dall'ombra sottile", non gravato dai fardelli dell'uomo bianco, e che si muoveva, fra negri, negrieri e missionari, in quei modi interstiziali che rappresentano la somma eleganza del viaggiare e, forse, anche del vivere.

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Al lettore

  • Verso le sorgenti del Nilo
  • Nella terra dei Nam Nam
  • Su Carlo Piaggia
  • La vita
  • Testimonianze e notizie

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