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Idealismo e Positivismo

di
Editore: Bompiani
Informazioni: pp. 264, Milano
Stampato: 1943-12-29
Codice: 500000006331

Un'analisi profonda, spregiudicata, arguta, storicamente esperta, scientificamente precisa, del pensiero contemporaneo nelle sue opposte polarità; un rilievo evidente e vivace dei comuni essenziali motivi teoretici, per il rinnovamento critico del pensiero filosofico e il risveglio di un'aperta libera coscienza umana.

Nacque a Pavia nel 1911. Compiuti i primi studi all'Istituto Magistrale "Adelaide "Cairoli", si iscrisse all'Università di Pavia, dove fu allievo di Adolfo Levi, Guido Villa e dell'indianista Luigi Suali; dopo essersi interessato di discipline orientalistiche, indirizzò i suoi studi alla filosofia e si laureò nel 1933, discutendo una tesi sul pensiero di Edmund Husserl. Grazie all'amicizia con Enzo Paci, nata nelle aule dell'ateneo di Pavia, Giulio Preti entrò a far parte del novero di intellettuali e studiosi che, riuniti intorno alla figura di Antonio Banfi, avrebbero poi dato vita al movimento di rinnovamento della filosofia italiana che si andava delineando nell'ambiente milanese di quegli anni.
Segnalatosi ben presto come acuto critico dell'orientamento idealistico predominante nella cultura italiana della prima metà del '900, rivolse i propri interessi, oltre che alla fenomenologia husserliana, alle più innovative correnti europee di filosofia della scienza e del linguaggio, concentrandosi particolarmente sugli sviluppi della logica matematica e sul positivismo logico.
Nel 1937 sposa Daria Menicanti dando vita a un matrimonio che terminerà nel 1954, anche se il rapporto tra i due durerà tutta la vita.
Nel corso della Seconda guerra mondiale partecipò alla Resistenza, fiancheggiando formazioni comuniste, ma nel 1946 decise di non ritirare la tessera del PCI.
Attivo promotore di ideali democratici, partecipò, nel secondo dopoguerra, al dibattito culturale italiano contribuendo a riviste e quotidiani, soprattutto di area comunista, (Il Politecnico, Paese sera) e segnalandosi per la polemica, che lo accompagnò lungo tutta la sua attività, contro l'impostazione umanistico-retorica dei principali indirizzi (cattolico-spiritualista, idealistico crociano e post-attualistico) della cultura italiana. Aderì alla dottrina marxistica ufficiosa del PCI (non rifiutò il diamat sovietico e la larga parte del pensiero gramsciano), e condusse autonomi studi sul giovane Marx nell'ottica di una originale filosofia della prassi.
Incaricato di Filosofia morale presso l'Università di Pavia nel 1950, passò nel 1954 alla Facoltà di Magistero dell'Università di Firenze, dove rimase come professore di Storia della Filosofia e di Filosofia fino alla morte (1972).

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Prefazione

  • Idealismo e positivismo
  • Scienza e metafisica
  • Natura e spirito
  • I valori spirituali del positivismo

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