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La Dottrina dell'Immortalità della Teologia Orfica

di
Editore: Rizzoli
Informazioni: introduzione, traduzione e note di Umberto Colla. - pp. 320, Milano
Stampato: 2003-05-01
Codice: 978881710636

Prendendo la spunto dal ritrovamento, in un ipogeo di Canosa di Puglia, di un vaso policromo del III secolo a.C. raffigurante le varie tappe dell'anodos, ossia del ritorno dell'anima alla sua patria celeste secondo la dottrina pitagorica, Bachofen in questa Dottrina dell'immortalità della teologia orfica (1867) offre un ampio e affascinante quadro della religiosità orfica e delle sue successive, divergenti manifestazioni, dalla severa purezza dell'ars bene vivendi et bene moriendi della Scuola Italica alla travolgente sensualità del culto di Dioniso. Le sue fonti, in questo itinerario, non sono solo letterarie (anche se all'analisi di alcuni scritti di Plutarco, Porfirio, Cicerone e Macrobio sono dedicate pagine indimenticabili), ma soprattutto artistiche: sono le innumerevoli testimonianze della pittura vascolare e della scultura funeraria, le cui figurazioni simboliche e mitologiche Bachofen, fedele a una sensibilità tardo-antica (principalmente neoplatonica e neopitagorica), interpreta come espressioni di un unico pensiero insieme cosmologico e religioso. La speciale attenzione dedicata al fenomeno dionisiaco, ai culti misterici, all'arte funeraria e perciò alla presenza della morte nella vita antica, in stridente opposizione rispetto alla concezione «olimpica» della grecità allora dominante nelle scuole, potrebbero far pensare a Bachofen come a un precursore di Nietzsche. In realtà Nietzsche, negli anni giovanili del suo insegnamento a Basilea, nel periodo in cui concepì e scrisse la Nascita della tragedia, ebbe modo di conoscere e frequentare l'autore del Mutterrecht: ma lo studioso di Basilea, nel suo saldo e pacato conservatorismo, non condivise le intemperanze del suo giovane amico. Note di Umberto Colla.

Johann Jakob Bachofen (Basilea 1815-1887) è stato uno storico e sociologo svizzero. Si è avvalso di vastissime conoscenze filologiche e archeologiche per tentare una ricostruzione della storia delle culture e delle religioni antiche, giungendo a risultati di grande originalità nel Saggio sul simbolismo funerario degli antichi (1859).

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