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L'Enigma dello Zodiaco

«Io ho studiato la materia, Signore, e voi no!». Così Newton inchiodò l'astronomo Halley interrompendolo durante una sua violenta filippica contro l'astrologia

di
Editore: Aldo Palazzi Editore
Informazioni: prefazione dell'autore, traduzione di Francesca Pontani Wagner. - pp. 312, ill. b/n, Milano
Stampato: 1973-10-15
Codice: 500000002896

Trent'anni fa il «Larousse» così definiva l'astrologia: «Arte di predire gli avvenimenti della vita dopo aver osservato gli astri. Questa superstizione oggi non esiste più». Nella recente ultima edizione del famoso vocabolario, la seconda frase è stata soppressa, Ciò significa che l'astrologia è tornata alla ribalta e fa ancora discutere: è scienza o superstizione? Questo libro, oltre che a farne la storia e a spiegare chiaramente ed in modo suggestivo i principi su cui si basa, esamina i pro e i contro per dare una risposta obiettiva all'«enigma dello Zodiaco».
Ecco alcuni esempi:

L'astrologia è presuntuosa: perché le nostre azioni dovrebbero essere così importanti da meritarsi d'essere scritte nel grande libro del cielo?
La Luna e il Sole influenzano le maree, determinano le stagioni e le germinazioni. Perché solo l'uomo dovrebbe sfuggire a tale influenza? Ammetterlo non è presunzione, è anzi una prova di umiltà.

Secondo l'astrologia il destino umano è rigidamente determinato dall'influenza degli astri, ma la vita dimostra il contrario.
Gli astri non determinano meccanicamente la vita dell'uomo. Si limitano ad esercitare la loro influenza insieme all'ereditarietà, l'ambiente familiare e sociale: perché non considerare questa influenza al pari delle altre?

L'astrologia, nonostante sia provato che è la Terra a girare intorno al Sole, si ostina a basarsi sul sistema geocentrico. Quale serietà scientifica può scaturire da tale impostazione?
Anche gli astronomi si valgono di una cosmografia geocentrica nel definire le coordinate celesti perché, per noi che siamo sulla Terra. essa è l'unico punto di riferimento. Anche un'astrologia eliocentrica sarebbe quindi un assurdo.

Per stendere un'oroscopo, gli astrologi partono dall'ora della nascita. Ma l'essere si forma dal concepimento in poi e alla nascita nessuna influenza astrale può più modificarlo.
È vero, se non fosse così difficile stabilire il momento della fecondazione, sarebbe meglio partire dal concepimento ma è anche vero che la stessa nascita, come dimostrano le statistiche. viene determinata dalle influenze astrali e quando esse, che hanno agito dal momento del Concepimento, saranno in piena armonia con le tendenze psichiche del bambino.

I gemelli o coloro che nascono nel medesimo istante e luogo, se l'astrologia ha un senso, dovrebbero avere un destino identico, ma ciò non si verifica mai. L'astrologia afferma che i gemelli, veri o astrali, avranno destini simili, non identici. Per i gemelli veri tale ipotesi potrebbe essere dimostrata solo facendo riferimento al comune corredo ereditario e all'Identico ambiente familiare, ma anche per i gemelli astrali ci sono statistiche e casi famosi che sembrano dimostrare l'assunto astrologico.

Scrisse Cicerone: «Tutti coloro che sono morti nella battaglia di Canne, devono forse avere lo stesso oroscopo?».
Ancora la caricatura del determinismo astrologico; ma simile obiezione è senza peso, se si pensa che l'influenza astrale non è la sola a determinare il destino umano e quindi la morte contemporanea di più individui.

Fra gli astronomi, le persone che meglio conoscono il cielo, non ce n'è uno che creda nell'astrologia.
Se un astronomo osasse riconoscere ali' astrologia un qualche valore, non farebbe certo camera. Oggi non è il tempo di Copernico, Galileo, Keplero, Tycho-Brahe, che allo studio dell'astronomia associavano scientificamente quello dell'astrologia.

I pianeti (eccetto la Luna e il Sole) non inviano sulla Terra alcun tipo di raggi, onde, particelle, nulla insomma di quanto possa essere misurato scientificamente. Non esiste quindi su di noi nessun influsso astrale come pretende l'astrologia. Il fatto che nessuna Influenza astrale sia fisicamente percettibile o misurabile non dimostra la sua inesistenza, dal momento poi che un certo numero di dati statistici sembrano attestare Il contrario.

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