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Extrasensoriale

Scienza e pseudoscienza dei fenomeni paranormali

di
Editore: Edizioni Dedalo
Prezzo: € 16,00

Informazioni: traduzione di Andrea Migliori. - pp. 296, Bari
Stampato: 2014-01-01
Codice: 978882206847

Esistono i poteri paranormali? È possibile spiegare la telepatia o la telecinesi con le leggi fisiche conosciute? Brian Clegg ci guida nel mondo misterioso della parapsicologia.

A chi non piacerebbe leggere nella mente altrui, spostare oggetti con la sola forza del pensiero o prevedere il futuro? Il fisico Brian Clegg ci guida alla scoperta delle facoltà extrasensoriali e dei tentativi (non sempre rigorosi) di dimostrarne l’esistenza. L’interesse della scienza per i fenomeni paranormali prende corpo verso la fine del XIX secolo, ma è solo intorno al 1930 che vengono condotti i primi studi sistematici. Da allora le ricerche sui fenomeni extrasensoriali hanno visto entrare in scena premi Nobel per la Fisica, illusionisti, impostori, cacciatori di impostori e, non ultimi, i militari, attratti dalla possibilità di utilizzare la parapsicologia contro il nemico, ma soprattutto spaventati dall’eventualità che il nemico se ne servisse per primo. A che punto siamo oggi? La situazione è tutt’altro che chiara. Il milione di dollari messo in palio dall’illusionista James Randi per chi riuscirà a dimostrare in maniera inconfutabile di possedere poteri paranormali è ancora lì. D’altronde, è proprio il rigore l’elemento mancante in gran parte delle ricerche effettuate finora. In ogni caso, conclude Clegg, l’esplorazione della mente umana e delle sue capacità è ancora agli inizi, e non abbiamo ragione di dubitare che ci riserverà molte sorprese.

Un brano: 8.Ed ecco a voi i militari
 
Immaginate la scena. Un ufficio militare. Un grande ufficio.
Non stiamo parlando del cubicolo di un sergentino qualunque, ma dell’ufficio di un generale. Il proprietario dell’ufficio è in piedi, la schiena appoggiata a una parete: di fronte a lui, sul lato opposto della stanza, a circa sei metri di distanza, l’altra parete. Il generale si sta preparando mentalmente, visualizzando il muro che gli sta di fronte e gli atomi che lo compongono. Sa che gran parte di quel muro è fatto di spazio vuoto. Non è solo la distanza tra un atomo e l’altro, ma il fatto che ogni singolo atomo di materia è formato per lo più da spazio vuoto, dato che quasi tutta la massa è concentrata in un nucleo minuscolo. Se lo paragoniamo alle dimensioni complessive dell’atomo, il nucleo è come una mosca in una cattedrale. Concentrando a sufficienza la propria forza di volontà non dovrebbe essere difficile attraversare una manciata di mosche sfiorandole appena.
L’uomo cerca di svuotare la mente, di immaginare che gli atomi del suo corpo scivolino attraverso quelli della parete. A un certo punto comincia a muoversi. Dapprima cammina, ma nel giro di qualche passo si mette a correre dritto verso il muro che gli sta di fronte. Ha una fede cieca nella sua capacità di attraversare la barriera. O almeno, nella capacità che pensa di avere. La violenza dell’impatto e il dolore al naso lo riportano rapidamente alla realtà. Anche stavolta il muro non lo ha lasciato passare.
Non stiamo parlando di uno studente sotto l’effetto di qualche droga psichedelica, ma del generale di divisione Albert Stubblebine, che all’epoca comandava i Military Intelligence Corps, i servizi segreti militari. Stubblebine era giunto alla conclusione che la mente umana avesse poteri ben più ampi di quelli che le venivano riconosciuti dalla maggior parte degli scienziati: in particolare, era certo che la sua mente potesse influenzare la materia. Prendendo spunto da un rapporto della Defense Intelligence Agency sulle attività sovietiche nel campo della guerra parapsicologica, Stubblebine decise che non avrebbe tollerato che gli Stati Uniti rimanessero indietro.
Era inevitabile che nel XX secolo non fossero solo gli scienziati a interessarsi ai fenomeni paranormali. Quando Ruggero Bacone, frate e visionario del XIII secolo, affermò che la possibilità di osservare da grande distanza l’interno di una fortezza sarebbe stata di grande aiuto, ciò che aveva in mente erano le applicazioni ad uso militare. Sapeva che il fatto di poter spiare da lontano il nemico era una componente essenziale del successo di una campagna militare. Analogamente, quando Galileo mostrò il suo telescopio al Consiglio del Doge, a Venezia, non c’è dubbio che fu la difesa della città a stuzzicare l’immaginazione di quei dignitari e non la possibilità di contemplare le stelle che offriva lo strumento. Soluzione ideale per la sorveglianza militare, tra il 1970 e il 1980 la visione a distanza cominciò ad attirare l’attenzione dell’esercito degli Stati Uniti insieme ad altri poteri paranormali.
L’argomento interessava il grande pubblico a causa della copertura mediatica del fenomeno Geller (si veda il capitolo 10). C’era però anche un discorso di supremazia tipico della Guerra Fredda. Agli Stati Uniti bruciava ancora il vantaggio iniziale dell’Unione Sovietica nella corsa allo spazio. A lungo andare la superiorità tecnologica americana ebbe la meglio. Gli Stati Uniti furono i primi a raggiungere la Luna, ma prima di allora dovettero assistere con imbarazzo al lancio dello Sputnik che annunciava la supremazia spaziale dell’Unione Sovietica, seguìto dal primo uomo in orbita intorno alla Terra. Gli alti papaveri non avrebbero permesso ai sovietici di dominare ogni aspetto della vita moderna con la prospettiva di una superiorità militare.
Nei primi anni ’70, poco prima che Uri Geller raggiungesse l’apice della fama, la Defense Intelligence Agency (DIA) aveva pubblicato un rapporto intitolato Controlled Offensive Behavior – USSR. Il titolo faceva pensare a uno studio su missili e truppe pronti a invadere l’Occidente: in realtà il documento voleva essere una sintesi di tutte le informazioni raccolte sui tentativi sovietici di utilizzare i poteri paranormali a scopi militari. Si tratta di una testimonianza affascinante che oggi può essere consultata pubblicamente.
Il rapporto si occupa principalmente delle ricerche sovietiche sul condizionamento del comportamento umano: ci aspetteremmo, quindi, di trovarci di fronte a uno studio sull’uso del lavaggio del cervello, delle droghe, dell’isolamento e di altre tecniche atte ad alterare il comportamento. In effetti le 173 pagine dattiloscritte parlano anche di questo. Particolarmente significativo per ciò che riguarda i poteri paranormali, tuttavia, è il fatto che il rapporto va oltre la realtà fisica per interessarsi a ciò che definisce come l’uso della psicofisica. Nel sommario del rapporto, l’autore, il capitano John D. LaMothe, commenta così:
L’Unione Sovietica è perfettamente consapevole dei vantaggi e delle applicazioni della ricerca parapsicologica... Molti scienziati, sia statunitensi che sovietici, sono convinti che si possa controllare la parapsicologia in modo tale da creare le condizioni per alterare o manipolare la mente altrui. Sembra che lo stimolo principale per i tentativi sovietici di dominare le potenzialità della comunicazione telepatica, della telecinesi e della bionica provenga dalle forze armate e dal KGB. Secondo le informazioni attualmente in nostro possesso, l’URSS possiede almeno venti centri per lo studio dei fenomeni parapsicologici, con un budget annuale stimato a 21 milioni di dollari.
I sovietici, sosteneva il capitano LaMothe, lavoravano di nascosto sulle tecnologie della mente già dagli anni ’20; con un tale vantaggio e con il maggior sostegno finanziario di cui godevano, era probabile che le loro conoscenze fossero molto più avanzate di qualsiasi programma mai avviato negli Stati Uniti fino ad allora. Il rapporto lasciava chiaramente intendere che i poteri paranormali fossero un dato di fatto, e che l’Unione Sovietica li utilizzasse normalmente come strumenti di raccolta di informazioni sensibili. «L’Unione Sovietica», commentava il capitano LaMothe, «è perfettamente consapevole dei vantaggi e delle applicazioni della ricerca parapsicologica». Dal rapporto non traspare mai il minimo dubbio sull’esistenza dei poteri paranormali.
Ironicamente, sembra che le ricerche sovietiche sul paranormale avessero subìto un’accelerazione improvvisa in seguito alle voci – prive di fondamento – che gli americani si stavano servendo della telepatia. Nel 1960, alcuni giornalisti francesi diffusero la notizia che l’equipaggio del sottomarino statunitense Nautilus utilizzasse la telepatia per tenersi in contatto con la terraferma. «La telepatia, una nuova arma segreta?», ci si chiedeva negli articoli comparsi in Francia. «I militari americani hanno imparato il segreto del potere della mente?». Si trattava di storie totalmente infondate, ma bastarono per scatenare la reazione degli scienziati sovietici. L’apparente successo americano nell’utilizzo della telepatia a fini militari, unito alle presunte prove raccolte nei primi esperimenti sovietici sulla telepatia – esperimenti che con ogni probabilità furono realizzati con procedure di controllo ben peggiori di quelle di Joseph Rhine – fu sufficiente a dare il via alle danze.

Brian Clegg (1955) è un celebre e prolifico divulgatore scientifico inglese. Dopo una formazione come fisico sperimentale, si è dedicato alla comunicazione della scienza per il grande pubblico. Ha scritto numerosi saggi, già tradotti in molte lingue, e collabora con la BBC.

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1. Sentire la forza. I supereroi e la fisica - 2. La parapsicologia. Separare le pecore dalle capre - 3. Puoi sentirmi? - 4. Eppur si muove! - 5. Ciò che accadrà - 6. Vedere altrove - 7. Nel laboratorio di Rhine - 8. Ed ecco a voi i militari - 9. Il progetto PEAR - 10. Piegando cucchiai - 11. C’è qualcosa là fuori? - Note - Indice analitico

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