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Dalla Fiaba alla Fiaba – Esplorazioni nel Mondo Psichico del Bambino Autistico

Dalla Fiaba alla Fiaba – Esplorazioni nel Mondo Psichico del Bambino Autistico

Autore/i: Fe’ d’Ostiani Eleonora

Editore: Borla

unica edizione, prefazione di Teresa I. Carratelli, introduzione di Pia De Silvestris.

pp. 224, 20 disegni a colori f.t., Roma

«Eleonora Fe’ d’Ostiani, era nata a Torino ed è morta a 52 anni nel 1997. Laureata in Pedagogia, aveva avuto una preparazione psicoanalitica seguendo negli anni tra il 1965 e il 1972, un training junghiano. Aveva effettuato vari stages presso l’Istituto Jung di Zurigo seguendo, nel contempo, una serie di corsi clinici monografici sull’interpretazione dei simboli.
Nel corso degli anni aveva affiancato, a tale formazione analitica, la frequentazione di modelli psicoanalitici diversi, come quello della dott.ssa Frances Tustin…
Per circa venticinque anni ho condiviso con Eleonora il lavoro clinico presso l’Ospedale Diurno Psichiatrico della Cattedra di Neuropsichiatria Infantile e ho avuto modo di seguire e apprezzare la sua intensa attività, come psicoterapeuta, sia con i bambini con gravi disturbi relazionali sia con i loro genitori.
Nel 1978, Eleonora fu cooptata a svolgere le funzioni didattiche, con seminari teorici e clinici sulla Diagnosi e sulla Terapia delle Psicosi Infantili. Si assorbì in questo lavoro, come era sua abitudine, dando inizio ad una attenta attività di supervisione.
Allo stesso tempo svolgeva la sua attività clinica esclusivamente nella istituzione pubblica e, via via, pubblicò numerosi articoli relativi al campo elettivo del suo interesse scientifico. È autrice, tra l’altro, del libro Mutismo elettivo e psicosi edito, nel 1987, da Boria…» (Teresa I. Carratelli)

«Tutto il paradigma della cura di E. Fe’ d’Ostiani si avvale, perché profondamente consonante con esso, del linguaggio poetico della fiaba. L’uso della fiaba come mito, come espressione dell’archetipo che è l’immagine inconscia degli istinti stessi, come intuizione di percorsi possibili da immaginare, avvalorato dal fatto che, nel caso di patologie come quelle di cui si occupava l’autrice, poco o nulla si può sapere direttamente dalla parola. Impregnato del linguaggio della favola era anche il suo modo di leggere i disegni dei pazienti che l’autrice considerava veri e propri testi da decodificare poiché, avvalorando essi stessi in modo estremamente conseguente il controtransfert conoscitivo del terapeuta, erano strumento di tessitura della relazione e testimonianza del suo sviluppo. Nella favola, dove si ritrovano le strutture universali del romanzo di base personale, T autrice riconosce uno strumento di prova che, attraverso una serie di metafore, può provvisoriamente supplire all’inadeguatezza del mondo interno del bambino». (Pia de Silvestris)

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Argomenti: Libri vari,

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