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Critica della Società Repressiva

Critica della Società Repressiva

Autore/i: Marcuse Herbert

Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore

terza edizione, prefazione dell’autore, traduzione dall’originale inglese di Cristiano Camporesi.

pp. 156, Milano

Il nome di Herbert Marcuse compare con frequenza notevolissima nell’attuale dibattito filosofico, sociologico, politico italiano e europeo e la connessione fra le posizioni del pensatore tedesco-americano e l’attuale sviluppo del movimento studentesco del mondo occidentale contribuiscono a rendere ancora più discussa la sua persona. Mentre il mondo accademico è rimasto in buona parte estraneo ad uno studio critico sull’opera marcusiana (nessun saggio di Marcuse è stato pubblicato da una rivista filosofica italiana), di essa si sono impadroniti spesso quotidiani e settimanali della cosiddetta “stampa indipendente”, deformandola con una mistificazione tanto insistente quanto volgare. Al di fuori dunque della cultura istituzionalizzata e della disinformazione spicciola, si deve cercare di ricostituire un’immagine storicamente e teoricamente corretta di questo pensatore, sulla linea del resto già seguita da molti studiosi italiani.
A maggior ragione, considerando che nel nostro paese esiste una ragguardevole tradizione di marxismo e di socialismo, il confronto con i risultati raggiunti dal pensiero rivoluzionario di altre culture può essere utile e fecondo, fuori di ogni polemica politica immediata. Non si tratta quindi di contrapporre astrattamente le teorie di Marcuse allo “storicismo” gramsciano o all’interpretazione marxiana di Althusser, quanto di recepire le sue indicazioni come “ipotesi di lavoro” e di verificarle continuamente nella prassi. Perché è soltanto la prassi, come asserivano Feuerbach e Marx, a risolvere in definitiva i problemi veri o falsi della teoria.

Nel presente volume, il curatore ha riunito, d’accordo con l’autore, alcuni scritti di H. Marcuse dettati da occasioni diverse (databili fra il 1964 e il 1967), ma tutti centrati sulla critica della società attuale.
Il valore della raccolta sta nella ricchezza degli interessi toccati, nella vastità e al tempo stesso specificità della polemica affrontata dal filosofo tedesco-americano e nelle molte implicazioni presenti nei singoli testi. Sul fitto ordito culturale Marcuse ha lavorato la trama spessa, compatta del suo pensiero, sicchè l’antologia si caratterizza come un’opera omogenea e intimamente unitaria.

In Industrializzazione e Capitalismo, in cui ricorrono in forme originali i temi di Economia e Società, si prende lo spunto da Max Weber per affrontare il problema delle infrastrutture tecnologiche e burocratiche e criticare un certo ottimismo weberiano circa l’imparzialità dello stato. Le Note su una nuova definizione della cultura mettono a fuoco la polemica contro la cultura di massa, la quale deve essere oggi condotta non con gli schemi aristocratici degli idealisti ottocenteschi, bensì da un’angolatura diversa e progressiva; quando il “messaggio” è reazionario e repressivo, bisogna decondizionare il fruitore e ricostruire un’integrità dialettica. Nel saggio successivo Marcuse si chiede se ha ancora senso parlare di Umanismo socialista, e interviene così in una polemica vivissima in questi anni, anche in Italia, specialmente fra gli storicisti e i seguaci delle tendenze strutturalisti che francesi. Pur non essendo d’accordo con le teorie di Althusser, Marcuse rifiuta al riguardo l’ottimismo di certo marxismo tradizionale. Sulla scienza e la fenomenologia, rifacendosi alle celebri pagine della Crist husserliana, critica le concezioni epistemologiche dei neopositivisti, che in realtà talora si prestano all’apologia del sussistente, cioè ad interpretazioni politiche conservatrici. Con L’individuo nella “grande società” l’autore sferra un vigoroso attacco all’attuale realtà americana e al travestimento mitologico che ne fanno le sfere dirigenti. Marcuse si pone poi, nella Prefazione politica a “Eros e Civiltà” in un atteggiamento critico di fronte a certi gruppi di giovani americani, i quali finiscono, tramite il consumo e la mercificazione, per essere integrati nella società che dicono di voler combattere. In realtà il momento dell’opposizione non sta in un generico ribellismo, ma in una precisa azione politica. L’amore mistificato prende le mosse da una polemica contro la posizione misticheggiante di Norman Brown, per aprirsi in una ferma difesa del metodo freudiano, cui si riconosce rigore scientifico e un profondo senso della realtà. Nell’Obsolescenza del marxismo si nega che il marxismo sia “superato”: ciò che è superato invece è una certa interpretazione dogmatica dei testi. Inoltre bisogna tener conto di alcune opere marxiane poco conosciute, come i Grundrisse, essenziali per il discorso sulla tecnologia che contengono. L’ultimo saggio della raccolta, L’arte nella società a una dimensione, tratta la mercificazione delle arti figurative e il tipo di opposizione che l’artista può rappresentare nella società industriale avanzata.

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Prefazione di Herbert Marcuse: il filosofo “agonista” di Cristiano Camporesi

Premessa alla traduzione

  • Industrializzazione e Capitalismo
  • Note su una nuova definizione della Cultura
  • Umanismo socialista?
  • Sulla Scienza e la Fenomenologia
  • L’individuo nella “grande società”
  • Prefazione politica 1966 a “Eros e civiltà”
  • L’amore mistificato. Critica di Norman O. Brown
  • L’Obsolescenza del marxismo
  • L’arte nella società a una dimensione
  • Bibliografia delle opere di Herbert Marcuse

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