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Corpo d’Amore

Corpo d’Amore

libertà, natura, trinità, unità, persona, rappresentante, capo, confine, cibo, fuoco, frazione, resurrezione, compimento, giudizio, libertà, nulla: un grande «poema» psicoanalitico

Autore/i: Brown Norman O.

Editore: Il Saggiatore

prima edizione, prefazione dell’autore, traduzione di Silvia Giacomoni, collana: Gutenberg & Company, titolo originale: Love’s Body.

pp. 328, Milano

«Ecco l’anima nuova, “profeta” dell’uomo nuovo, la rottura decisa: col passato e con un presente che è ancora dominio del passato. E si tratta del passato archetipo, sia per l’individuo che per la storia del genere umano: il peccato originale e la scena originaria. Nella sua rappresentazione della storia dell’uomo e della condizione umana, Brown è guidato dalle idee più avanzate e estreme 1 della psicoanalisi, e gli piace citare Adorno: “Nella psicoanalisi sono vere soltanto le esagerazioni.”Soltanto le esagerazioni possono distruggere la compiacenza del buon senso e dello spirito ; scientifico con le loro illusioni e i loro limiti rassicuratori. Solo le esagerazioni possono (forse), con la violenza di uno shock, chiarire l’orrore del tutto, la profondità dell’inganno, e l’incomunicabile promessa di un futuro che potrà essere (o potrà pensarsi) solo in quanto annullamento totale di passato e presente. Apocalisse e Pentecoste: distruzione di ogni cosa e redenzione di ogni cosa: liberazione finale dei contenuto represso – abolizione del principio della realtà, anzi: abolizione della realtà stessa. Brown infatti chiama illusione, menzogna, sogno, ciò che noi chiamiamo realtà. Noi dormiamo e il sogno equivale alla morte; viviamo ancora nel grembo o torniamo nel grembo; la nostra sessualità genitale è un regresso allo stato prenatale; e siamo ancora sotto il fascino della scena originaria: riproduciamo il padre che abbiamo introiettato in noi; la vita sessuale che crediamo nostra è la sua, e il nostro piacere è vicario… Per uscire dal grembo, per uscire dalla caverna dei sogni, dobbiamo morire e rinascere…» (Herbert Marcuse, Recensione di Corpo d’amore)

«L’amico Herbert Marcuse e io: Romolo e Remo che litigano su chi dei due è il “vero” rivoluzionario. Marcuse non vuol vedere il ricorso della rivoluzione. La rivoluzione non è una lavagna cancellata, ò un ciclo ricorrente. Anche la novità ò un rinnovamento. Proprio come aH’inizio. Si tratta dell’idea di progresso; la realtà di Marx non può nascondere la realtà di Nietzsche. Si tratta di cambiare il mondo; ma ò anche vero che ogni cosa resta sempre uguale.
Il compito allora, per dirla in parole povere, è l’affermazione e contemporaneamente il rifiuto di quanto è; ma non in un sistema, come ha fatto Hegel, bensì in un istante, come in poesia.
C’è l’eterno ricorso; ci sono “oggetti eterni” (Whitehead); archetipi.
Questo ò difficile da capire.
C’ò un senso particolare per cui la guerra non può essere abolita.
O meglio, c’è un oggetto eterno del quale la guerra “alla lettera” rappresenta un’immagine falsa, o un’idea inadeguata.
Quel che bisogna abolire allora è l’Interpretazione letterale, l’adorazione delle false immagini; l’idolatria.
Alien Ginsberg l’ha visto bene: il Moloch. Un idolo falso nutrito di vittime reali. Non è uno scherzo (né lo è il fuoco; il fuoco di Eraclito)… »
(Norman O. Brown, Risposta a Herbert Marcuse)

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