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Confessioni di un Eretico High-Tech • Perché i Computer nelle Scuole non Servono e Altre Considerazioni sulle Nuove Tecnologie

Confessioni di un Eretico High-Tech • Perché i Computer nelle Scuole non Servono e Altre Considerazioni sulle Nuove Tecnologie

Titolo originale: High-Tech Heretic

Autore/i: Stoll Clifford

Editore: Garzanti Editore

prima edizione, introduzione dell’autore, con una postfazione di Raffaele Simone, traduzione dall’inglese di Andrea Antonini.

pp. 192, Milano

«Mi pare che Stoll difenda due o tre cose che anche a mio avviso vanno mantenute. Una è che la scuola deve preservare la collettività dispersione umane che operano insieme, imparano insieme, giocano insieme, parlano tra loro (e magari sono contente di quel che fanno). L’altra è che non si conosce ancora un deposito di conoscenze che sia migliore di un libro. Infine l’idea che vada preservato e arricchito il contatto con la realtà, non quella simulata ma quella vera, quella “fisica”, che richiede spirito di esplorazione e di scoperta, movimento, manipolazione».
(Dalla postfazione di Raffaele Simone)

Riviste, giornali, libri, convegni annunciano al mondo intero che le nuove tecnologie risolveranno i drammatici problemi della scuola. La parola d’ordine di questa rivoluzione pedagogica è: «Un computer su ogni banco». Il miracolo è garantito, gli studenti devono imparare a vivere in un mondo fatto più di bit che di cose.
Clifford Stoll nutre qualche dubbio e si diverte a demolire diversi luoghi comuni. Secondo il Nuovo Vangelo digitale «l’informazione è potere»: ma non per questo i bibliotecari – che detengono le più formidabili banche dati – sono diventati ricchi e famosi. E qual è la categoria più potente nella nostra società? I politici, notoriamente disinformati. Imparare a usare i PC – si ripete fino alla nausea – è indispensabile: finché non si scopre che i PC vengono usati quasi esclusivamente come «word processor» (cioè come macchine per scrivere) e per i videogiochi. Poi basta visitare qualche sito moderno, culturale e alla moda per rendersi conto che i meglio riusciti ricordano le riduzioni dei classici a fumetti – se va bene.
Informatissimo, ironico, provocatorio, Stoll sa che l’educazione è una cosa assai diversa e molto più seria dell’alfabetizzazione informatica. Cliccare qua e là su un CD-rom non significa capire e apprezzare i capolavori del passato. A un buon insegnante non servono mouse ed e-mail: sono più importanti il contatto umano con lo studente, il rapporto costante con la classe, condividere un’esperienza e un percorso comuni, immersi nella stessa realtà. Senza dimenticare che i computer sono oggetti piuttosto brutti, che richiedono una manutenzione costante e costosa – a differenza del libro, che è il deposito di conoscenze più efficace a nostra disposizione.
Queste Confessioni di un eretico high-tech lanciano un appello urgente: la scuola e quindi il futuro della società sono troppo importanti per essere affidate ai fanatici delle neo-tecnologie, ai fabbricanti di computer e di software, ai loro esperti di marketing.

Clifford Stoll (1951) è professore di astronomia all’Università di Berkeley. È stato anche uno dei pionieri di Internet ed è ora uno dei commentatori più autorevoli sullo sviluppo della rete. Bill Gates l’ha definito «l’avvocato del diavolo» di Internet.
È autore di The Cuckoo’s Egg e Miracoli virtuali (1995, tr. it. Garzanti 1997). Vive con la sua famiglia non lontano da San Francisco.

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