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Come Interpretare un’Opera d’Arte

Come Interpretare un’Opera d’Arte

Titolo originale: Why Exhibit Works of Arts? (rist.: Christian and Oriental Philosophy of Art)

Autore/i: Coomaraswamy Ananda K.

Editore: Rusconi

introduzione e traduzione di Grazia Marchianò, collana: Problemi Attuali, in sovraccoperta: Kriśna nella sua manifestazione cosmica, gouache su carta, Rajasthan, sec. XVIII (collezione Ajit Mookerjee, Amburgo).

pp. 162, Milano

Nei tempi antichi, l’arte era un modo di vita. Nell’epoca moderna, invece, si è trasformata in esercizio formale, oppure in moda, speculazione commerciale, feticismo. Le cause del declino sono il filo conduttore di Come interpretare un’opera d’arte. Capitolo dopo capitolo sulla linea di un pensiero appassionato e rigoroso, spesso implacabile, Ananda K. Coomaraswamy sviluppa un organico sistema di filosofia estetica che si richiama ai modelli classici dell’Occidente e alla millenaria tradizione delle arti “native” dell’Oriente. Coomaraswamy approfondisce con impressionante coerenza il discorso sul significato dell’arte intesa come “manufatto”, tirocinio pratico, lavoro utile. L’attuale eclisse, secondo Coomaraswamy, è legata alla scomparsa dell’”operatore” che, libero e responsabile, creava per un bisogno vitale, in un perfetto equilibrio tra fascino e necessità, appagamento estetico e funzionalità. Per confermare la tesi, Coomaraswamy parte da un dato incontrovertibile: nessuno dei popoli primitivi ha mai rinunciato all’arte, ma ha sempre dato vita a una miriade di opere – graffiti, pitture rupestri, statuette votive – nelle quali si rispecchiava la natura metafisica della realtà. In una società “seria”, afferma Coomaraswamy, l’arte è la perenne espressione del sacro. Al valore metafisico dell’arte, infatti, si ispirano i nove saggi del volume, ognuno dei quali risponde a una domanda precisa. A che serve l’arte? Perché nella società contemporanea l’arte è diventata “superstizione”? Esiste un confine fra “arte popolare” e “arte raffinata”? Come nasce il “culto del genio”? Perché esporre nei musei le opere d’arte? Il pensiero di Coomaraswamy ha sempre sollevato consensi ed entusiasmi, ma anche polemiche e un senso di irritazione per i suoi toni severi, talvolta impietosi. I saggi di Come interpretare un’opera d’arte, in realtà, non muovono critiche all’arte occidentale. Ananda K. Coomaraswamy si limita a esprimere la speranza che, superata la sterilità della produzione industriale, la cultura artistica possa trasformarsi in strumento di mediazione fra bellezza e verità, amore e conoscenza.

Ananda K. Coomaraswamy (1877-1947) è stato, con Renè Guènon, il più acuto e profondo indagatore del sostrato comune, simbolico e dottrinario, delle grandi tradizioni spirituali, nonchè impareggiabile conoscitore dell’arte orientale tradizionale. Nato a Colombo da madre inglese e padre tamil, trascorse l’infanzia e l’adolescenza in Inghilterra e visse in seguito in India e negli Stati Uniti. Uomo di vastissima cultura, autore di un gran numero di libri divenuti presto di culto, ha illuminato con i suoi studi i fondamenti della concezione indiana dell’arte, ma anche di quella dell’Occidente medievale.

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Introduzione

  • Percé esporre le opere d’arte?
  • Verità e universalità della filosofia cristiana e orientale dell’arte
  • L’arte è una superstizione o un modo di vita?

Poscritto: nota alla recensione di Richard Florsheim a questo saggio

  • A che cosa serve l’arte?
  • Bellezza e verità
  • La natura dell’arte medioevale
  • La concezione tradizione del ritratto ideale
  • La natura del “folclore” e dell’”arte popolare”
  • La bellezza della matematica. Recensione

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Argomenti: Arte, Estetica, Filosofia, Saggi,

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