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Cinismo – Princípi per un’Etica Ludica

Cinismo – Princípi per un’Etica Ludica

Titolo originale: Cynismes portrait du philosophe en chien

Autore/i: Onfray Michel

Editore: Rizzoli

unica edizione, prefazione dell’autore, traduzione di Sergio Atzeni.

pp. 192, Milano

Da Antistene a Diogene a Cratete sino a Eracleios, dal IV secolo avanti Cristo al V secolo dopo Cristo, per un millennio c’è stata una filosofia cinica. Una tradizione nascosta, soffocata e annullata dal vincente platonismo e aristotelismo; ma oggi, per Onfray, c’e nuovamente bisogno dei cinici, del latrato furioso della loro parola di cani e guardiani fedeli delle più scomode e impietose verità. E quindi bisogna andare a rileggerli e a riscoprirli. Per questo, egli ha ricostruito la loro vita quotidiana, il loro modo di pensare e insegnare, oppure di stare tra la gente, in capitoli che sono ciascuno una tranche de vie cinica; un lavoro non facile perché la filosofia non scolastica e non sistematica del cinismo ha lasciato pochi documenti di sé, è stata debitamente allontanata o ridotta al minimo dai manuali. Pazientemente, Onfray è andato alla ricerca dei frammenti della loro parola, delle situazioni, dei luoghi e dei comportamenti che l’hanno provocata: ne è uscito un viaggio in compagnia dei cinici, ma soprattutto del grande Diogene, un vademecum di pensiero e di parole di una filosofia legata all’arte di vivere senza e contro il conformismo.
«Urgono nuovi cinici. Ad essi il compito di strappare le maschere, denunciare le frodi, distruggere le mitologie, e mandare in frantumi i bovarismi generati e alimentati dalla società. Finalmente si potrà mostrare che vi è decisa antinomia tra sapere e poteri istituzionalizzati. Immagine della resistenza, il nuovo cinico potrebbe impedire alle cristallizzazioni sociali, e alle virtù collettive trasformate in ideologie, di prendere il sopravvento sulle singolarità. Coltivare l’energia delle risorse individuali è il solo rimedio contro le tirannie.» Anche perché l’insolenza del filosofo cinico propone una gaia scienza e un’efficace saggezza pratica, nata nella strada, nei mercati, nei bordelli e non rinchiusa da portici, tra colonne, tra le pareti delle aule; per Nietzsche era più liberatoria della «critica delle parole alle parole» che si insegna nelle università. Perché è il cinico vive e pensa e agisce alle prese con il mondo reale, con la morte, il piacere e il desiderio; e alla ricerca della felicita che consiste nel vivere secondo i dettami della natura e non secondo le opinioni della torma. Contro il cinismo dei pidocchi, dunque, una vecchia-nuova filosofia amica della vita: nel suo brillante, rabbioso pamphlet contro la dilagante mediocrità e volgarità, Onfray recupera il paradosso, l’ironia, l’umorismo degli antichi maestri barbuti, laceri, vaganti: «Rognoso, errante, amico delle stelle, il cinico fiuta le vie strette che conducono alla virtù».

Michel Onfray è nato nel 1959. Rizzoli ha pubblicato nel 1991 J ventre dei filosofi. Critica della ragione dietetica, un saggio sul crudo e cotto nel cibo dei presocratici come di Kant, Rousseau o degli esistenzialisti.

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