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Caccia all’Uomo

Caccia all’Uomo

Dal Chaco paraguayano alle giungle della nuova guinea, la ricerca degli ultimi cannibali

Autore/i: Leigheb Maurizio

Editore: Sugar Editore

in copertina: individui Dani (sottogruppo Yali. della valle del Baliem) tra cui si verificano casi di cannibalismo – Foto Leigheb.

pp. 312, nn. tavv. b/n f.t., Milano

Caccia all’Uomo è il racconto di un lungo e avventuroso viaggio solitario che l’autore ha compiuto in tre diverse aree geografiche, il Sud-America, il Medio Oriente e l’arcipelago indonesiano, allo scopo di documentare con macchina fotografica e penna, la vita e le usanze di popoli poco conosciuti. L’itinerario si conclude nella Nuova Guinea Occidentale, la parte più selvaggia e primitiva di quell’isola e del mondo, nel cui territorio l’autore è riuscito ad avvicinare un gruppo di superstiti cannibali (appartenenti ad un sottogruppo della popolazione Dani) che, pochi mesi prima, avevano massacrato e divorato due missionari protestanti. Ma, una volta giunto sul «campo» delle sue ricerche, il protagonista è andato al di là degli scopi prefissi: lo spirito d’avventura gli ha forzato la mano inducendolo a compiere imprese talvolta temerarie. Con la critica consapevolezza, smitizzante e contraddittoria dell’uomo moderno, conscio di arrecare egli stesso, in qualche misura, danno materiale e spirituale a popoli primitivi, già quasi decimati dai colonizzatori e minacciati dalla continua espansione economica della civiltà occidentale, riscatta il suo «colpevole» comportamento con un deciso e continuo atto di accusa contro gli abusi e i delitti commessi dagli uomini «altamente civilizzati».
La ricerca di sparuti gruppi di indigeni che praticano varie forme di antropofagia, la sua appassionata «caccia all’uomo» diventa quindi, al di là del dato documentaristico, l’allucinante scoperta dei segni che i peggiori istinti umani hanno lasciato nel mondo, non solo e non più tra i popoli «primitivi», ma anche e soprattutto tra i cosiddetti «civili», tra i cannibali delle regioni tropicali e quelli di casa nostra.
L’ambiguità e il doppio significato della narrazione, ricca di vivida e dissacrante fantasia, alterna il crudele paradosso e la grottesca satira di costume all’inquietante favola animistica, così da fornire, al dritto, un diario di viaggio crudamente obiettivo, narrato con nervoso piglio stilistico e, al rovescio, un cupo e quasi delirante monologo sulla «bestialità» umana.

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