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Apologia Pro Vita Sua

Apologia Pro Vita Sua

Titolo originale: Apologia pro vita sua

Autore/i: Newman John Henry

Editore: Editoriale Jaca Book

seconda edizione, introduzione di Luca Obertello, traduzione di Margherita Guidacci, Giovanni Velocci, in copertina: Figura dell’uomo in corsa. mosaico del primo quarto del V secolo. Basilica cimiteriale cristiana, Delfi.

pp. 410, Milano

L’Apologia pro vita sua è forse lo scritto più largamente noto e amato di Newman, un classico insieme della letteratura e della spiritualità moderne. Stesa di getto in pochi mesi, nella primavera 1864, questa autobiografia singolare e fors’anche unica nel suo genere fu non solo suggerita, ma in qualche modo imposta a Newman dalle vicende di una controversia con Charles Kingsley, esponente di spicco del “socialismo cristiano”, il quale aveva avanzato pesanti insinuazioni sull’attaccamento del clero cattolico, e in particolare di Newman, alla verità. La risposta di Newman consistette nell’esposizione lineare ed esattamente documentata dell’evoluzione graduale delle proprie convinzioni religiose, dalla giovinezza su su attraverso l’insegnamento ad Oxford, la partecipazione determinante al Movimento Trattatario, infine la conversione alla Chiesa cattolica: un quadro vivace, ricco di avvenimenti epocali, di incontri memorabili e di riflessioni illuminanti, uno straordinario documento storico ed umano che ci consente di entrare in rapporto diretto con una personalità affascinante per amabilità di tratto, altezza di pensiero e doti di ineguagliabile stile.
Pubblicata poco dopo in forma unitaria, l’opera conobbe immediatamente un successo senza precedenti, ed è rimasta da allora un punto di riferimento obbligato per chi voglia ripercorrere le vicende dello spirito europeo nella sua incessante ricerca della verità, e in primo luogo della Verità religiosa.

John Henry Newman
(1801-1890) è stato un cardinale, teologo e filosofo inglese. Già presbitero anglicano, visse con disagio la fase di secolarismo in cui si trovava la Chiesa d’Inghilterra nel XIX secolo: entrato a far parte del Movimento di Oxford, ne divenne uno degli animatori.
Convertitosi al cattolicesimo, fu di nuovo ordinato prete nella Chiesa cattolica, impiantando sul suolo britannico la società di vita apostolica degli Oratoriani, di cui aveva deciso di essere membro. Elevato al cardinalato nel 1879 da Leone XIII, morì nel 1890.
Particolarmente osteggiato da una parte della gerarchia cattolica del suo tempo, per la decisa convinzione che anche i laici dovessero partecipare alla vita della Chiesa, fu invece considerato uno dei “padri assenti” del Concilio Vaticano II per l’influsso che il suo pensiero teologico e filosofico ebbe sull’assise vaticana, decine di anni dopo la sua morte. È stato considerato da alcuni uno dei più grandi prosatori inglesi e il più autorevole apologista della confessione cattolica che la Gran Bretagna abbia prodotto, e uno dei più importanti nella storia del cristianesimo. Sul piano filosofico, contribuì allo sviluppo della filosofia dell’azione. Per la sua tolleranza e mitezza è stato apprezzato anche in ambienti non cattolici.
Sulla sua tomba è scolpito l’epitaffio da lui stesso composto, che doveva narrare, secondo l’intento di Newman, la sua evoluzione confessionale: “Ex umbris et imaginibus in veritatem” (“Dall’ombra e dai simboli alla verità.”)

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