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Antiche Leggi – «Codici» del Vicino Oriente Antico

Antiche Leggi – «Codici» del Vicino Oriente Antico

Autore/i: Saporetti Claudio

Editore: Rusconi

prima edizione, presentazione e introduzione dell’autore, in sovracoperta: Hammurapi, stele con il codice delle sue leggi (part.), Parigi, Museo del Louvre.

pp. 488, Milano

È vero che il «codice» più antico e quello di Hammurapi? Ma secoli prima altri sovrani avevano raccolto nei loro «codici» numerose disposizioni. È vero che le donne del vicino oriente antico non avevano alcun diritto? Eppure ricevevano doni, partecipavano all’eredita, si doveva loro rispetto. Anche dalla lettura degli articoli di legge può trasparire un mondo nuovo, vario, e pieno di sorprese.

Nell’intento di offrire agli studiosi di diritto – ma anche a chi crede che l’avvenire sia alimentato dal passato – un manuale di rapida consultazione dal quale poter attingere quei «codici» di leggi a noi pervenuti, pur se in parte frammentari, dal Vicino Oriente Antico, Claudio Saporetti presenta, in questo volume, in sintetiche traduzioni libere (ma tratte da originali traduzioni letterali) le leggi sumere, assire, babilonesi, includendo, accanto ad esse, quelle ittite e bibliche. Le due ultime appartengono a tutt’altro ambiente rispetto alle prime – anche se le affinità sono molte, anche se l’ittito e scritto in cuneiforme, e la Bibbia in una lingua semitica come l’accadico – ma nel complesso della legislazione del Vicino Oriente Antico esse rivestono una particolare importanza ed è sembrato utile e significativo metterle in parallelo con quelle mesopotamiche.
Si tratta di norme espresse una accanto all’altra, da noi chiamate «codici» ma impropriamente, perché in realtà sono qualcosa di diverso dalle nostre raccolte di norme giuridiche. Gli argomenti si succedono talvolta con scarsa attinenza tra loro ma, all’interno di ciascuno, gli articoli sono spesso coerentemente collegati, così come esiste una «coerenza», attraverso tempi e luoghi, tra «codice» e «codice».
C’era dunque un patrimonio generale e tradizionale di norme, o meglio ancora di modelli, a cui i vari «legislatori» hanno via via attinto: un patrimonio di documenti autentici e genuini che sono anche uno specchio, pur se talvolta un po’ deformante, della società. Nel loro complesso costituiscono uno strumento di studio e di lavoro incomparabile per avvicinare e comprendere quei mondi lontani, ricchi di sorprese.

Claudio Saporetti, nato a Fidenza, si è laureato all’Università Cattolica di Milano e al Pontificio Istituto Biblico di Roma con tesi in Assiriologia. Già Dirigente di Ricerca al Consiglio Nazionale delle Ricerche, insegna Assiriologia all’Università di Pisa. Epigrafista del Centro Scavi di Torino, con cui ha partecipato a varie missioni in Iraq, dirige i periodici «Geo-Archeologia» e «Analisi elettronica del Cuneiforme». Tra le sue pubblicazioni sul Vicino Oriente Antico e di natura non esclusivamente scientifica: Il diluvio (Palermo 1982), Le leggi della Mesopotamia (Firenze 1984), La storia del siciliano Peppe e del poveruomo babilonese (Palermo 1985), Elementare accadico (Palermo 1987), La terra tra i due fiumi (Torino 1989), Arad mitanguranni. Dialogo fra schiavo e padrone nell’antica Mesopotamia (Pisa 1990), Etana (Palermo 1990), Abolire le nascite. Il problema nella Mesopotamia antica (Roma 1993), Nergal ed Ereškigal. Una storia d’amore e di morte (Pisa 1995), Le torri di Babele (Pisa-Roma 1996). Presso Rusconi Libri ha pubblicato Come sognavano gli antichi. Sogni della Mesopotamia e dei popoli vicini (1996).

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