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Anima

Anima

Titolo originale: Kokoro

Autore/i: Natsume Sōseki

Editore: Editoriale Nuova

prima edizione, prefazione di Gian Carlo Calza, traduzione dal giapponese di Nicoletta Spadavecchia.

pp. 224, Milano

L’individualismo è la premessa e, insieme, il tema dominante di Anima. Un giovane studente incontra il «maestro»; la maturazione del primo coincide con la lucida autoanalisi del secondo: se la mia vicenda aiuterà te e gli altri a capire anche una parte di ciò che noi siamo, mi riterrò soddisfatto, sono le parole del maestro. Lo sfondo è quello del Giappone all’inizio del secolo, tutto proteso nello sforzo di occidentalizzarsi. Una crisi di civiltà che innesca quella personale: la solitudine è il prezzo che si deve pagare per essere nati in un tempo saturo di libertà, d’indipendenza e del nostro egoismo, Sōseki fa dire al maestro. Ma la lotta ch’egli conduce, non è esclusivamente legata all’epoca: è lo scontro eterno che tutti i grandi esseri combattono col demone che da dentro li preme e li incalza, per condurli a sollevare il velo dell’ultima realtà. Un conflitto modernissimo, che i nostri anni, carichi di disillusioni e presagi alla vigilia del terzo millennio, ripropongono a ciascuno di noi: essere se stessi, o non essere; affermare – magari con gesto disperato, come quello che Il maestro compie nel romanzo – la propria identità quale strumento di conoscenza, contro lo tristezza insipida del quotidiano. Con Anima iniziamo la pubblicazione in versioni filologicamente ineccepibili – delle opere del più grande romanziere del Giappone moderno, Natsume Sōseki, del quale, inspiegabilmente, mai si sono date traduzioni in Italia e quasi nessuna in Europa.

Natsume Sōseki è considerato il maggior romanziere del Giappone moderno Kinnosuke (Sōseki è il nome d’arte) nacque nel 1867. Ultimo figlio di un’anziana coppia, venne allevato da genitori adottivi, e scoprì la sua vera identità solo a no: ve anni, quando tornò nella casa paterna. Il mancato rapporto familiare, che lo isolò in se stesso, è una costante della sua opera. Si laureò in letteratura inglese nel 1893 e ottenne un posto alla Scuola normale superiore. Ma una crisi depressiva, unita al primo attacco d’ulcera, lo spinse a lasciare la capitale per trasferirsi, come semplice insegnante di scuola media, nella piccola città di Matsuyama. Lo tormentavano la sua creatività inespressa e il tedio di un’esistenza mediocre. Nel 1900, si vide assegnare una borsa dal governo per andare a studiare in Inghilterra, dove trascorse, lontano dalla moglie e dalle figlie, un anno di quasi isolamento, immerso in vastissime letture. Al ritorno dal’”esilio londinese”, nel 1903, si stabili a Tokyo, dove riprese l’insegnamento, che gli era ormai diventato insopportabile. Nel 1905, prese a pubblicare per «Hototogisu», una rivista letteraria di prestigio, lo sono un gatto: fu un successo immediato. Tra il 1906 e il 1907, gli furono offerte, contemporaneamente, la cattedra d’inglese prima all’università di Kyoto poi a quella di Tokyo, e la collaborazione all’ «Asahi shinbun», il principale quotidiano del paese. Sōseki rifiutò la cattedra e diventò giornalista: era nato l’intellettuale moderno. La pubblicazione a puntate sul quotidiano de Il papavero lo rese famoso. Di quel periodo sono anche Botchan (Bambinone, 1906); Kusamakura (Guanciale d’erba, 1906); Kōfu (Il minatore, 1908); Yume jūya (Dieci notti di sogni, 1908); Sore Kara (E in seguito, 1909); Mon (Il portale, 1910). Nel 1910, la malattia che lo tormentava innescò la terza e più grave crisi. Eppure, questi anni di tormento fisico e morale furono quelli dei suoi capolavori: Kōjin (Il viandante, 1912-1913); Kokoro (Anima, 1914); Michikusa (Erba lungo la via, 1915) e l’incompiuto Meian (Luce e oscurità, 1916). Sono tutte opere sorprendenti per la modernità dei temi: l’uomo alla ricerca della propria identità e di una missione di vita. Sōseki morì, per un ennesimo attacco d’ulcera, nel 1916, a quarantanove anni. Nel 1968, un’indagine compiuta nelle quattro principali università giapponesi, ha rivelato che Anima, dopo Delitto e Castigo di Dostoevskij, è il romanzo che, in assoluto, più ha influito sulla formazione di allievi e insegnanti.

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