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Anabasi

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La spedizione di Ciro – 4 volumi

Autore/i: Senofonte

Editore: Edizioni Pierrel

testo greco a fronte, introduzione e note di Pierluciano Guardigli, traduzione di Lela Mazzone.

vol. 1 pp. 108, vol. 2 pp. 128, vol. 3 pp. 160, vol. 4 pp. 174, tavv. a colori, Milano

“Senofonte nacque ad Atene attorno al 430, un anno prima, quindi, della morte di Pericle e durante una delle fasi più violente della guerra tra Sparta e Atene, caratterizzata da due scorrerie del re spartano Archidamo nel territorio ateniese.
L’unità che aveva fatto forte la Grecia è lontana ormai assai più dei cinquant’anni che corrono tra la battaglia di Platea e l’anno della nascita di Senofonte. L’epopea delle guerre persiane è definitivamente consegnata alla leggenda, la mancanza di un pericolo externo ha in quei cinquant’anni diviso e affrontato le città greche, costrette l’una contro l’altra dall’inevitabile cecità della logica del potere. La storia ha cristallizzato nello spirito greco le figure di Milziade, il vincitore di Maratona, e di Aristide il giusto e di Leonida, l’eroe rassegnato e consapevole delle Termopili. I nuovi eroi sono più complessi, più complicati e, in definitiva, più infidi. Il loro modello è l’ambiguo Alcibiade, tra i migliori allievi di Socrate, ingegno brillante, condottiero dotatissimo ma senza radici, senza la misura corale della propria personalità.
La crisi della democrazia è dunque crisi psicologica, rinascere dell’individualismo. L’insegnamento dei sofisti, che affida alle capacità personali e specialmente alle qualità oratorie le possibilità di elevazione sociale dell’individuo, mette in grave crisi il concetto della città democratica; il lungo e sordo lavorio della reazione aristocratica, da un lato, e la sboccata demagogia che strumentalizza il popolo senza sollevarlo, dall’altro, hanno ormai definitivamente minato la democrazia ateniese.
Anche l’umanesimo socratico, che sviluppa la moralità dell’individuo come spinta dall’interno, contribuì, in definitiva, alla formulazione della condanna d’una democrazia certo non immune da difetti e incapace di rinnovarsi, ma d’altra parte solo riferimento reale, in tutta l’antichità, d’un ideale democratico, ancora per noi, persino utopistico.[…]”

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