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Al di là del Tabù dell’Incesto

Al di là del Tabù dell’Incesto

Psicanalisi e conoscenza

Autore/i: Montefoschi Silvia

Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore

prima edizione.

pp. 232, Milano

“L’incesto non si compie una sola volta nella vita, bensí ogni qual volta una nuova pulsione vitale si impone alla coscienza per prendere forma nell’universo umano. Allora la progettualità della nuova esistenza irrompe, come forza erotico-spirituale e, nell’infrangere l’ordine dei rapporti logici che strutturano il discorso già formato, feconda il nostro pensiero e dà nascita a un nuovo ordinamento.” Cosi l’Autrice, riferendosi alla propria esperienza rinnovativa della conoscenza che ha dato origine a questo libro, introduce l’opera stessa che risulta, contemporaneamente, testimonianza e elaborazione teorica del processo conoscitivo che il compimento dell’incesto simboleggia. In essa il simbolismo del compimento dell’incesto, già interpretato nelle opere precedenti nei termini di momento critico lungo il divenire individuale e di momento trasformativo del sociale, viene rielaborato come teoria della conoscenza; sia come metodo conoscitivo dialettico (proprio dell’autocoscienza) dove il ripetuto salto sul piano riflessivo consente il ricongiungimento del soggetto alla oggettualità da cui ha origine, sia come modello teorico che descrive quell’evento del reale che, quale ripetuto salto qualitativo, scandisce il ritmo del realizzarsi dell’essere alla conoscenza di se stesso.
In tal modo la teoria del compimento simbolico dell’incesto, elaborata da Montefoschi, esce dall’ambito specifico dell’analitico per affiancarsi alle più recenti teorie della filosofia della scienza, dove si tenta di superare il millenario conflitto tra reale e conoscenza del reale, nella visione di una “nuova alleanza” tra natura e cultura e tra scienza e restante ambito della cultura. Ma il valore specifico che essa conserva le deriva dall’essere elaborata da una prassi conoscitiva all’interno della relazione umana, dove si rivela che il rovesciamento epistemologico sul piano del pensiero può realizzarsi soltanto nella trasformazione radicale dell’uomo. Soltanto se il singolo uomo recupera a sé i due termini del discorso universale: l’oggettualità del conoscibile e la soggettività di chi conosce, e riconosce cosi in se stesso il mediatore della coniunctio oppositorum, egli può infine arrivare a vedere che è in lui, in prima persona, che si produce quell’ordine simbolico grazie al quale, tramite lui, l’essere conosce se stesso dandosi forma. Inoltre la prassi conoscitiva, che il modello teorico dell’incesto descrive, ricongiunge il “sapere” alle sue radici: l’inconscio collettivo, che, come patrimonio conoscitivo dell’intera umanità, è il fondamento dell’ulteriore conoscere umano.

Silvia Montefoschi, medico e psicoanalista, è nata a Roma nel 1926. Si è presto orientata verso la psicologia del profondo ad orientamento junghiano e nel 1952 inizia la sua analisi personale con Ernst Bernhard. Membro della Società internazionale di psicologia analitica e membro fondatore dell’Associazione italiana di psicologia analitica, ha lavorato nel Centro studi di psicoterapia clinica di Milano, promosso da Pier Francesco Galli.
Intorno al 1970 è uscita spontaneamente dall’Associazione italiana di psicologia analitica e dalla Società internazionale per coerenza alla sua linea di pensiero circa l’incompatibilità delle strutture gerarchiche istituzionalizzate con lo sviluppo della personalità dell’analista. Recentemente l’autrice, in coerenza con l’attuale visione dell’importanza del sociale nello sviluppo individuale, ha diversamente orientato la propria pratica di diffusione del messaggio psicoanalitico. Pur persuasa che «il più efficace ambito creativo resta il rapporto duale, Montefoschi oggi è impegnata con un gruppo di analisti per un ulteriore approfondimento e una verifica di questa prospettiva teorica e clinica.

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