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Stella d’India

Stella d’India

Temi imperiali britannici, Modelli di rappresentazione dell’India

Autore/i: Unali Lina

Editore: Edizioni Mediterranee

pp. 230, 15 foto b/n, Roma

Lina Unali è ben consapevole del fatto che dopo la pubblicazione del famoso volume di Edward Said intitolato “Orientalism”, la parola Oriente non possa più essere usata senza suscitare discussioni, obiezioni, opposizioni. Infatti ella sa guardare a quel magico termine dall’esterno e registrare la moderna ribellione a ciò che esso ha significato per secoli, a quel che offriva ai britannici sotto forma di sicurezza, di consolazione e di seduzione. Ci fu un lungo periodo, dalla metà del Cinquecento a circa la metà del Novecento, in cui la sola menzione dell’Oriente, dell’Est, dell’altra metà dell’orbe, come polemicamente scrive Said, esercitava un forte potere suggestivo, si accompagnava come un vento favorevole all’impresa oltremare britannica, olandese, portoghese, spagnola, mirante al possesso di nuove ricchezze e alla conquista di nuove terre. Esso era in effetti, si potrebbe dire, un termine debole, per ciò stesso fortemente attraente, accattivante, seducente, che stava per terre e popoli sostanzialmente sottoposti, da visitare, da istruire, da sfruttare. Stella d’India, intelligentemente, identifica le trappole concettuali, gli stampi, gli stereotipi, i cliché, i luoghi comuni, le frasi fatte, ma anche gli archetipi con cui il cosiddetto Oriente è stato avvicinato e definito nella copiosissima tradizione scritta a noi pervenuta, in migliaia di diari di viaggio, poesie, romanzi, racconti. L’India, come scrive la Unali, con notevole penetrazione e competenza, fu anche per i britannici un libro molto vicino al cuore, una lingua antichissima da decifrare, inspiegabilmente simile al latino e al greco, un mondo di affettività da comunicare, una proiezione psichica continua, un oggetto preferito, ogni tanto rigettato e persino maledetto, per incidenti mortali occorsi tra conquistatori e conquistati. Il presente volume mostra come mai prima d’ora quella che la Unali chiama, forse con intento leggermente provocatorio, l’altra faccia della letteratura inglese, a cui l’esperienza orientale era tutt’altro che estranea e che un persistente etnocentrismo (eurocentrismo) ha sempre ignorato, cancellato dai manuali, rimosso, quella che componeva immagini dell’Asia e più in particolare dell’India, in Shakespeare, Marlowe, Milton, Dryden, Shelley, Coleridge, Macaulay, Thackeray, Tennyson, oltre naturalmente a Kipling, Forster, fino alla Woolf, a Leonard, a D.H. Lawrence, a Huxley. Anche la letteratura indiana scritta in lingua inglese appare qui sotto una nuova luce, come prodotta in un Continente che ha subito profonde ferite al suo interno e attende soltanto di riscattarsi, di ricomporsi, di trasformarsi.

Lina Unali è professore ordinario di Lingua e Letteratura Inglese presso la II Università di Roma Torvergata.

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