Libreria Editrice OssidianeLibreria Editrice Ossidiane

Libri dalla categoria Proverbi

Tamata e l’Alleanza – L’Autobiografia di un Grande Navigatore

Tamata e l’Alleanza – L’Autobiografia di un Grande Navigatore

In Oceano tra gli Atolli e la Foresta alla Ricerca di una Vita Felice

Autore/i: Moitessier Bernard

Editore: Editrice Incontri Nautici

traduzione dal francese di Luciano Ladavas e Maria Luisa Spaziani.

pp. 344, numerose tavole a colori e b/n, illustrazioni b/n, Roma

Lungo il fiordo di Saigon un ragazzo osserva le centinaia di giunche, una comunità di pescatori, di vele a riposo, respira i profumi densi di pesce fresco e spezie. “Darei qualunque cosa pur d’imbarcarmi su una giunca e partire lontano”, pensa. Quel ragazzo è Bernard Moitessier, nato a Saigon, nel 1925, da genitori francesi che nel futuro Vietnam hanno un’attività di import-export. È il primogenito a cui seguono
quattro fratelli e una sorella.
Bernard vive le avventure intense di adolescente nel villaggio di pescatori dove la famiglia ha la casa delle vacanze. Scopre l’anima indocinese, esplora la foresta, va a caccia col lancia-pietre, pesca, naviga con le piroghe. Ribelle a scuola, cresce col desiderio d’indipendenza, sente l’attrazione per il mare, vive intensamente i rapporti conflittuali col padre. È affascinato dalla vita semplice dei vietnamiti coi quali trascorre periodi di felicità. Bruscamente arrivano i giapponesi che invadono il Vietnam e la vita della famiglia Moitessier conosce l’inferno. Quel pezzo d’Indocina è coinvolto in una trasformazione tra attentati e guerra civile.
A trent’anni per Berdard arriva la svolta: acquista una giunca di nove metri e prende il largo nell’oceano Indiano. L’obiettivo è il Madagascar ma, inesperto, finisce naufrago sulla barriera corallina di un atollo sperduto. È salvo ma ha perduto la barca. Alle Mauritius costruisce un’altra giunca, ancora di nove metri, naviga fino in Sudafrica, poi risale l’Atlantico e dopo tre anni di vagabondaggi giunge ai Carabi dove però conosce di nuovo il dramma del naufragio.
Con un cargo sbarca in Francia, la sua vita è da rifare. Parigi, lavori precari, giorni passati a pensare su come inventarsi una vita migliore. Pubblica articoli e il primo libro. Arriva anche una nuova barca, Joshua, dodici metri, che sarà la compagna di viaggi straordinari. Sposa Françoise e con lei naviga fino in Polinesia aprendo una rotta che farà sognare migliaia di velisti europei. Poi dal Pacifico rientra in Europa doppiando Capo Horn: una rotta contro vento e corrente, un’impresa maiuscola.
Moitessier è però alla ricerca di prove ancora più estreme. Progetta un giro del mondo a vela senza scalo. Il Sunday Times organizza una regata simile, il Golden Globe, si parte da un porto inglese a scelta nell’autunno del 1968, si doppiano Buona Speranza, Leewuin e Capo Horn per fare ritorno in Inghilterra. Moitessier salpa, senza motore, senza radio, attrezzatura rudimentale e l’orizzonte infinito che cercava. Potrebbe vincere, dopo Capo Horn è davanti all’unico concorrente rimasto in gara degli otto partiti. Però sceglie di nuovo l’impossibile: continua a navigare verso la Polinesia. Rimane in mare per dieci mesi. L’oceano a grandi dosi può mettere a dura prova la psiche di un uomo?
All’impresa segue un lungo silenzio. Moitessier si rifugia tra le isole e gli atolli della Polinesia. Per lui è un ritorno alla vita primitiva, le isole, la giungla e i pescatori. Sono scarse le notizie sui suoi vagabondaggi, le attività a favore dell’ecologia e contro il nucleare. Un giorno, infine, nel Golfo del Messico un uragano getta in secca Joshua. Il suo terzo naufragio appassiona i lettori della rivista Cruising World, che con una sottoscrizione lo aiuta a costruire una nuova barca. Dieci metri, Tamata, con cui naviga di nuovo in Polinesia: isole, giungla, vita primitiva. Intanto ha iniziato a scrivere l’autobiografia, il libro capolavoro, Tamata e l’alleanza, complicato e sofferto, che pubblica in Italia dalla Editrice Incontri Nautici nel 1993, due anni prima di morire a Parigi per un tumore.

Bernard Moitessier (Saigon 1925 – Parigi 1995), ha pubblicato Un vagabondo dei mari del sud (1963), Capo Horn alla vela (1965), La lunga rotta (1970), Tamata e l’alleanza (1993), Vela, mari lontani, isole e lagune (1996).

L’Asso della Bottiglia

L’Asso della Bottiglia

Seconda guerra mondiale, Pacifico: la vera storia del micidiale squadrone Black Sheep e del suo leggendario comandante

Autore/i: Boyington Gregory «Pappy»

Editore: TEA – Tascabili degli Editori Associati

traduzione di Adriana Pellegrini, titolo originale: Baa Baa Black Sheep.

pp. 402, Milano

Nato nel 1912, Gregory Boyington diventò pilota dell’’Aviazione dei Marines nel 1935. All’inizio della guerra entrò in un gruppo paramilitare e fu uno degli elementi di punta delle cosiddette «Tigri volanti», in appoggio alla resistenza cinese contro i giapponesi. Dopo Pearl Harbor, «Pappy» rientrò nei Marines e nel maggio 1943 fu mandato a Guadalcanal. La sua «esuberanza» – cioè la quantità incredibile di risse che provocava, e la sua predilezione per il whisky (a terra e in volo…), di cui peraltro non fece mai mistero – gli impose una «pausa» di quattro mesi. Dopo la cura, fu assegnato alle Isole Salomone, nel Pacifico, dove mise insieme uno squadrone che sarebbe diventato leggendario: il Black Sheep Squadron, un «mucchio selvaggio» di teste calde e di sbandati a un pelo dal deferimento alla corte marziale, ma anche di piloti di primissima classe, capaci in pochi mesi di operazioni di seminare il panico tra i piloti giapponesi. Abbattuto nel gennaio 1944 durante uno scontro memorabile sopra l’isola di New Britain, Boyington fu catturato e imprigionato fino alla fine del conflitto. La sua autobiografia, ormai un classico della storia militare e della narrativa avventurosa, è la testimonianza di un uomo che, lungi dall’’essere privo di debolezze, fu un vero, grande eroe, nel senso più nobile del termine.

L’Alimentazione Anti-Cancro • I Cibi che Aiutano a Prevenire e Curare i Tumori

L’Alimentazione Anti-Cancro • I Cibi che Aiutano a Prevenire e Curare i Tumori

Titolo originale: Les Aliments Contre le Cancer

Autore/i: Béliveau Richard; Gingras Denis

Editore: Sperling & Kupfer Editori

prefazione di Umberto Veronesi, presentazioni di Pierre Bruneau, William W. Li, introduzione degli autori, traduzione di Daniela Piccini.

pp. 212, numerose illustrazioni a colori, Milano

Recentissimi studi a livello mondiale stanno dimostrando perché un cospicuo consumo di verdura e frutta svolge un’azione chiave nella riduzione del rischio di cancro. Non solo alcuni alimenti possiedono infatti la capacità di influenzarne e sopprimerne lo sviluppo, ma addirittura contribuiscono a curarlo. Broccoli, pomodori e frutti di bosco, per esempio, contengono antiossidanti e composti fitochimici che intervengono sul meccanismo stesso della formazione del tumore, inibendo la riproduzione delle cellule mutanti e lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni (l’ultima frontiera delle terapie oncologiche). Il che significa che possono debellare il cancro quando è a uno stadio precoce, ma anche rafforzare esponenzialmente l’effetto di chemio e radioterapia negli stadi successivi. Ma l’aspetto più interessante di queste ricerche è che provano come la diffusione di particolari tipi di tumore in certe aree geografiche sia strettamente correlata al regime nutrizionale. Grazie a un’alimentazione più consapevole sarebbe dunque possibile ridurre di circa un terzo l’incidenza media dei tumori. Un risultato sbalorditivo, ottenibile nel modo più semplice e naturale, integrando per esempio nella propria dieta preziosi cibi delle cucine di tutto il pianeta, dalla soia alla cipolla, dal cioccolato al tè verde, al curry, adattando le combinazioni alle esigenze di ogni singolo individuo. Un testo rivoluzionario e documentato che parla con chiarezza delle nuove realtà per la cura del cancro.

Richard Béliveau è un luminare della neurochirurgia e un’autorità nel campo dell’oncologia: oltre ad aver pubblicato più di 230 articoli su riviste mediche internazionali, è, tra l’altro, titolare della cattedra di ricerca per la prevenzione e la cura del cancro presso l’Università del Québec di Montréal, ricercatore presso il Centro di prevenzione del cancro del dipartimento di oncologia dell’Università McGill, e membro del gruppo di terapia sperimentale del tumore presso l’ospedale generale ebraico di Montréal.

Denis Gingras è ricercatore specializzato in oncologia presso il laboratorio di medicina molecolare all’Università del Québec a Montréal.

Il Manuale Feng Shui – Come far Fluire l’Energia negli Ambienti in cui Viviamo

Il Manuale Feng Shui – Come far Fluire l’Energia negli Ambienti in cui Viviamo

Titolo originale: The Feng Shui Workbook

Autore/i: Wu Xing

Editore: Edizioni Il Punto d’Incontro

introduzione degli autori, I membri del Wu Xing sono: Joanne O’Brian, Martin Palmer, Zhao Xiaomin, consulente: Eva Wong, traduzione di Cinzia Defendenti, illustrazioni di Meilo So.

pp. 128, numerose illustrazioni a colori, Vicenza

Il Qi non si può né vedere né sentire. Cionondimeno, esso è presente in tutte le cose, dal fiume alla montagna, dal centro commerciale a una strada di campagna. Il Qi è l’energia vitale che si raccoglie e si disperde continuamente, che si condensa ed evapora. È il respiro che dà vita, l’energia che modella e anima ogni forma vivente. Essa può essere incanalata, per raccoglierla in un particolare punto e aumentare così la fortuna di un certo luogo. Analogamente, il Qi può venire intrappolato da un ambiente troppo ristretto oppure evaporare in uno spazio aperto.

Il feng shui (che in cinese significa “vento e acqua”) è l’arte di comprendere il flusso del Qi, di saper riconoscere le forze nascoste nella terra e nel cosmo. Queste forze possono essere in perfetta armonia ma anche in completa disarmonia, a seconda del luogo. Il feng shui parte dall’idea di saper riconoscere l’esistenza di un’armonia intrinseca. Poiché in alcuni luoghi quest’armonia è disgiunta, individuando la fonte del problema è possibile ricorrere a misure collettive per ristabilire l’equilibrio, assumendo così un ruolo attivo nel modellare il mondo che ci circonda.

Un gruppo di esperti di feng shui, l’antica arte cinese della perfetta collocazione, ha realizzato questo manuale pratico e riccamente illustrato, che ci accompagnerà passo dopo passo attraverso ogni ambiente dell’abitazione o dell’ufficio, fornendo preziosi consigli e chiare indicazioni per migliorare il fluire del Qi e ristabilire l’armonia nei luoghi in cui viviamo e lavoriamo. Potremo così scoprire rapidamente quali modifiche apportare, come usare la bussola Pa Tzu, quali sono le nostre direzioni fortunate, come si combinano i cinque elementi tra le mura domestiche o come sistemare qualunque aspetto di un edificio, dalle fondamenta alla posizione del divano di casa o della scrivania in ufficio.

Wu Xing è il nome che si è dato un collettivo di esperti di Feng Shui per pubblicare il libro Il Manuale del Feng Shui. Il nome Wu Xing si riferisce alla teroia degli elementi, sulla cui interazione si basa la filosofia del Feng Shui.

I Muri che Dividono il Mondo

I Muri che Dividono il Mondo

Titolo originale: Divided: Why we’re living in an age of walls

Autore/i: Marshall Tim

Editore: Garzanti Editore

prima edizione, introduzione dell’autore, traduzione dall’inglese di Roberto Merlini.

pp. 272, illustrazioni in b/n, Milano

Non siamo mai stati così divisi. Ecco perchè.

Siamo tornati a costruire muri. Sono infatti oltre 6000 i chilometri di barriere innalzati nel mondo negli ultimi dieci anni. Le nazioni europee avranno ben presto più sbarramenti ai loro confini di quanti non ce ne fossero durante la guerra fredda. Il mondo a cui eravamo abituati sta per diventare solo un vecchio ricordo: dalle recinzioni elettrificate costruite tra Botswana e Zimbabwe a quelle nate dopo gli scontri del 2015 tra Arabia Saudita e Yemen, dalla barriera in Cisgiordania fino al mai abbandonato progetto del presidente Donald Trump al confine tra Stati Uniti e Messico. Non appena una nazione si appresta a far nascere un nuovo muro, subito i paesi confinanti decidono di imitarla: quello tra Grecia e Macedonia ne ha generato uno tra Macedonia e Serbia, e poi subito un altro si è alzato tra Serbia e Ungheria. Innumerevoli sono le ragioni alla base di queste decisioni spesso dettate da paura, disuguaglianze economiche, scontri religiosi. Appassionante reportage e accorata denuncia, questo libro diventa quindi una preziosa ed essenziale bussola per comprendere le ragioni storiche di quello che sta accadendo oggi con la rinascita di forti sentimenti sovranisti e nazionalisti, nella speranza che questa drammatica tendenza si inverta al più presto.

Tim Marshall è stato per trent’anni corrispondente estero di BBC e Sky News, inviato di guerra in Croazia, Bosnia, Macedonia, Kosovo, Afghanistan, Iraq, Libano, Siria, Israele. I suoi articoli sono apparsi sul Times, il Sunday Times, il Guardian, l’Independent. È fondatore e direttore del sito di analisi politica internazionale thewhatandthewhy.
Con Garzanti ha pubblicato anche Le 10 mappe che spiegano il mondo (2017, 8 edizioni).

Ho Sposato un Narciso – Manuale di Sopravvivenza per Donne Innamorate

Ho Sposato un Narciso – Manuale di Sopravvivenza per Donne Innamorate

«Come si riconosce un narciso? Quando state guidando, il vetro si appanna e il vostro partner si preoccupa di pulirlo. Ma solo dalla sua parte.»

Autore/i: Telfener Umberta

Editore: Castelvecchi Editore

introduzione dell’autrice.

pp. 272, illustrazione b/n, Roma

Affascina e ferisce. È sempre più intelligente della media. È sensibile, seduttivo, grandioso. Ma talvolta si mostra improvvisamente depresso e inadeguato alle circostanze. Cosa vuole il narciso dalle donne? In molti casi vuole solo essere aiutato a piacersi, piacersi, piacersi. E se un giorno fosse una donna ad avere bisogno di lui? Ecco che cominciano i guai, perché il narciso punta sempre all’assoluto, ed è tutto assorbito da imprese troppo grandi ed eroiche per ammettere dubbi o distrazioni. Questo libro, arguto e scorrevole, ricco di testimonianze in prima persona, affronta una tematica serissima, approfondita in anni di lavoro clinico, ed è un vero e proprio manuale di sopravvivenza: perché cambiare il narciso forse è impossibile, ma riuscire a conviverci è anche una questione di scelte e di strategie.

Umberta Telfener, psicologa e psicoterapeuta, è docente alla Scuola di specializzazione in Psicologia della salute dell’Università La Sapienza di Roma. Esperta di Teoria dei sistemi, ha al suo attivo molte pubblicazioni di argomento psicologico ed epistemologico. Con Castelvecchi ha pubblicato Le forme dell’addio. Effetti collaterali dell’amore (2007) e La manutenzione dell’amore (2015). Si occupa di operatività con i migranti, degli interventi clinici nei disturbi di personalità e di questioni etiche nella prassi clinica.

La Donna che Perse il Cuore

La Donna che Perse il Cuore

Titolo originale: The Woman who Lost her Heart. A Tale of Reawakening

Autore/i: O’Halloran Susan; Delattre Susan

Editore: Edizioni Piemme

prima edizione, traduzione dall’inglese a cura di Susanna Devizzi, in sovracoperta: Jean-Michel Folon, L’amour nu, acquarello 1981.

pp. 126, Casale Monferrato (AL)

C’era una volta, in un futuro non molto lontano, una donna che si svegliò e scoprì di aver perso il cuore.

“Una bella storia può aiutarci a superare un momento decisivo della nostra vita assai più di quanto non riesca a fare chi ci piomba addosso con buoni consigli”, spiegava una volta in un’intervista Alice Walker, l’autrice de Il Colore Viola.
Negli Stati Uniti va diffondendosi una forma nuova di una tradizione antichissima: il radunarsi per sentir narrare delle storie.
La riscoperta del valore delle emozioni, della tenerezza, dell’immaginazione da parte di una società oppressa dalla dittatura dell’intelletto è forse l’elemento cruciale del cosiddetto “riaffiorare del femminile” nella psiche collettiva.
Le due amiche che hanno scritto questa favola sanno che noi adulti abbiamo bisogno di storie quanto i bambini, e che rispettare e amare il bambino o la bambina che eravamo, e che giace imabavagliato dentro di noi, è una conquista che ci aiuta a trovare la pace interiore.

Susan O’Halloran vive a Evan-ston, nell’Illinois. Ha lavorato come maestra di danza, disc-jockey, attrice comica e scrittrice. Attualmente è consulente e creatrice di materiale educativo per un’associazione culturale. Susan si è esibita in qualità di narrastorie in numerose manifestazioni di questo genere, come la Chicago’s Wild Onion Storytelling Celebration e il National Storytelling Festival nel Tennessee.

Susan Delattre vive nel Wisconsin occidentale e si occupa di “narrazione informativa”, una tecnica educativa che si avvale delle storie di fantasia per trasmettere nozioni. Naturalmente ha incontrato l’altra Susan a un raduno di narrastorie. Ha lavorato a lungo nel teatro ed è danzatrice, e ha insegnato queste arti all’Università del Minnesota. È inoltre un’accesa attivista ecologica, e partecipa alla diffusione delle colture biologiche e dei sistemi alimentari sostenibili.

Al Giardino Ancora non l’ho Detto

Al Giardino Ancora non l’ho Detto

Autore/i: Pera Pia

Editore: Ponte alle Grazie

pp. 224, Milano

«La leggerezza interiore nasce forse dal sentirmi libera dalla zavorra terribile del futuro, indifferente al cruccio del passato. Immersa nell’attimo presente, come prima mai era accaduto, faccio finalmente parte del giardino, di quel mondo fluttuante di trasformazioni continue.»

Per molti versi, avrei preferito non dover pubblicare questo libro, che non esisterebbe se una delle mie scrittrici preferite – non posso nemmeno incominciare a spiegare l’importanza che ha avuto nella mia vita, professionale ma soprattutto personale, il suo Orto di un perdigiorno – non si trovasse in condizioni di salute che non lasciano campo alla speranza. Eppure L’orto di un perdigiorno si chiudeva con una frase che mi è sempre sembrata un modello di vita, un obiettivo da raggiungere: «Ho la dispensa piena». Oggi questa dispensa, forse proprio grazie alla sua malattia, Pia ha trovato modo di aprircela, anzi di spalancarcela. E la scopriamo davvero piena di bellezza, di serenità, di quelle che James Herriot ha chiamato cose sagge e meravigliose, di un’altra speranza. È davvero un dono meraviglioso quello che in primo luogo Pia Pera ha fatto a se stessa e che poi, per nostra fortuna, dopo lunga riflessione ha deciso di condividere con i suoi lettori. Non posso aggiungere molto, se non raccomandare con tutto il mio cuore la lettura di un libro che, come pochi altri, ci aiuta a comprendere la straordinaria avventura di stare al mondo.
Luigi Spagnol

«Bellissimo e struggente». (Serena Dandini)

«L’eleganza della scrittura e del mondo di Pia Pera mi hanno sempre affascinata, ma questo libro è unico e pieno di grazia. Un grande, coraggioso regalo.» (Daria Bignardi)

«Pia Pera ritaglia dai bordi della malattia – sua, ma anche dell’essere umano in quanto tale – una terra di luce e libertà.» (Chiara Gamberale)

Pia Pera (Lucca, 12 marzo 1956 – Lucca,26 luglio 2016) è stata scrittrice di saggistica e narrativa e traduttrice dal russo. Esordisce nella narrativa con il libro di racconti La bellezza dell’asino (Marsilio 1992) e il romanzo Il diario di Lo (Marsilio 1995; Ponte alle Grazie 2018). Del 2000 è il saggio L’arcipelago di Longo Maï. Un esperimento di vita comunitaria (Baldini&Castoldi) che segna una svolta: in cerca di una diversa dimensione del vivere, Pia Pera lascia Milano per trasferirsi nel podere di famiglia in Lucchesia dove matura una filosofia del giardino che sarà al centro della sua produzione letteraria successiva: nel 2003 esce per Ponte alle Grazie L’orto di un perdigiorno. Seguono Il giardino che vorrei (Electa 2006, Ponte alle Grazie 2015), Contro il giardino, con Antonio Perazzi (Ponte alle Grazie 2007; 2021). Giardino & Ortoterapia (Salani 2010, ripubblicato ampliato come Le virtù dell’orto, Ponte alle Grazie 2016), Le vie dell’orto (Terre di mezzo 2011; Ponte alle Grazie 2021). Ha scritto di natura e giardino anche su Gardenia, Il Giornale, Internazionale, Diario, sulla Domenica del Sole 24 Ore. Nel 2012 scopre di essere malata di sclerosi laterale amiotrofica, muore quattro anni dopo. Il racconto dell’attesa della morte è al centro del suo capolavoro, Al giardino ancora non l’ho detto (Ponte alle Grazie 2016), finalista al premio Viareggio e vincitore del premio Rapallo. La sua vita è narrata nel romanzo Due Vite di Emanuele Trevi (Neri Pozza 2021) vincitore del premio Strega 2021.

Papà allo Specchio – Esplorare gli Stili Vecchi e Nuovi della Paternità

Papà allo Specchio – Esplorare gli Stili Vecchi e Nuovi della Paternità

Autore/i: Marinangeli Luciana

Editore: Bompiani

pp. 420, Milano

Oggi il padre è chiamato dai costumi mutati nella vita sociale, di coppia, lavorativa a cambiare quel comodissimo status quo grazie al quale veniva considerato dai figli l’autorità suprema, dotato di un sapere e di un potere indiscussi, al quale spettava soprattutto il compito di elargire punizioni e di dirimere, con veri e propri diktat, i problemi che di volta in volta gli venivano “umilmente” sottoposti. Ora le cose sono ben diverse e in questo libro Luciana Marinangeli fa sfilare i ritratti, divertenti quanto acuti, dei molti modi sperimentati e possibili dell’essere padre, dal Padre padrone, diretto discendente del capo dell’orda primitiva, al timoroso Padre-vieni-qui, dall’indifferente/incosciente all’ansioso, al padre di figli ’diversi’ anche per dono o per infelicità, al padre “nuovo”, l’uomo che per la prima volta nella sua storia ha un contatto fisico con i figli e anche un contatto di emozione e di parola mai avuti finora. Luciana Marinangeli trasmette ai lettori (genitori, educatori, figli, studiosi) informazioni psicologiche preziose, le scoperte ancora poco conosciute dagli spiriti illuminati e generosi, dei grandi psicoanalisti, degli scrittori di saggezza, per collaborare con loro alla formazione di una nuova morale e di un nuovo modello di paternità: quella richiesta a gran voce dai tempi nuovi che stiamo vivendo.

Luciana Marinangeli collabora al Dipartimento Scuola Educazione e ai Servizi Giornalistici per l’Estero della RAI. Nella Bur ha pubblicato Montaigne. La torre del filosofo (1994), Vivere sereni (1995), Contro la sofferenza (1998) e per i Tascabili Bompiani Parlare con Pinocchio (1996).

Mindfucking – Come Fottere la Mente

Mindfucking – Come Fottere la Mente

Se Volete Fottere Qualcuno, Cominciate col Sorridergli

Autore/i: Re Stefano

Editore: Cooper&Castelvecchi

nota e premessa dell’autore.

pp. 408, illustrazioni b/n, Roma

Dovunque ci troviamo, nell’ambiente di lavoro o in famiglia o tra amici, al bar come a scuola, c’è sempre qualcuno che sta tentando di manipolare la nostra mente.
Quando la volontà cede e le difese crollano, quando (con le buone o con le cattive) si ottiene da noi quello che non volevamo fare o dire, allora la mente è «fottuta»: Mindfucking è, per l’appunto, il termine che nel gergo degli «addetti ai lavori sporchi» indica questa consegna incondizionata del cervello nelle mani del nostro interlocutore.
Di norma non ci rendiamo conto di quanto profondo e quotidiano sia questo fenomeno, al punto che l’Homo Sapiens è considerato l’essere ricettivo ai condizionamenti per eccellenza.
Esistono da sempre delle vere e proprie strategie per ottenere questi risultati, da quelle che subiamo (e applichiamo) istintivamente a quelle più raffinate e scientificamente organizzate.
Si tratta di metodi messi a punto in secoli di sperimentazione sul campo: dall’Inquisizione agli interrogatori della Cia e del Kgb, dagli imbonitori televisivi ai guru della New Age, dagli addestramenti militari all’influenza della pubblicità e dei media.
Questo libro è uno studio inquietante e rigoroso su tutto quello che non avreste dovuto sapere sulla parte oscura e cinica della società e del potere: tutti i modi in cui è possibile modificare la percezione della realtà, disciplinare socialmente o politicamente gli individui, ottenere un asservimento mentale, spirituale, economico, politico o sessuale.
Il lavoro è supportato dalla documentazione degli studi e delle sperimentazioni, come anche dai diari dei sopravvissuti a esperienze estreme quali i lager, i gulag e i campi di prigionia di mezzo mondo.
Facilmente accessibile anche ai profani di psicologia e sociologia, Mindfucking non si limita a darvi la mappa dei condizionamenti cui la mente umana può venire sottoposta, ma vi insegna anche le più efficaci strategie per contrastarli.

Stefano Re (Milano, 1970) acquisisce una professionalità in Criminologia Applicata tramite anni di studio e lavoro sul campo, occupandosi nello specifico di omicidi sessuali e seriali, analisi della scena del crimine, previsione del comportamento, criminogenesi, analisi criminologica dinamica dei centri urbani, gestione della crisi e modalità specifiche di intervento preventivo e repressivo.

Giuda – Traditore o Amico di Cristo?

Giuda – Traditore o Amico di Cristo?

Titolo originale: Judas

Autore/i: Klassen William

Editore: Bompiani

prefazione e introduzione dell’autore, traduzione di Lia Del Corno, in copertina: Jean Valentin (1591-1632), cattura di Cristo, part., Juliana Cheney Edwards Collection. Boston, Museum of Fine Arts.

pp. 368, Milano

Giuda tradì il Cristo? Fu strumento necessario e inconsapevole perché quanto “doveva” essere si compisse? O fu soltanto un amico deluso? Sulla base di una accurata e profonda consultazione di testi e documenti, una nuova e provocatoria interpretazione di uno dei personaggi più intriganti e controversi della storia. La figura di Giuda Iscariota appare in una nuova luce e farà meditare credenti e non credenti. Un’analisi condotta non seguendo una tesi preconcetta, ma facendo ricorso esclusivamente all’analisi linguistica e filologica. Questo libro solleverà molti dibattiti e richiederà a chiunque lo legga una mente libera da pregiudizi.

William Klassen è Research Professor presso la École Biblique di Gerusalemme. Ha insegnato presso le università di Toronto, del Manitoba e il Mennonite Biblical Seminary di Elkhart nello Stato dell’Indiana.

L’Anima delle Donne – Per una Lettura Psicologica al Femminile

L’Anima delle Donne – Per una Lettura Psicologica al Femminile

Autore/i: Carotenuto Aldo

Editore: Bompiani

pp. 400, Milano

L’universo femminile è qualcosa di più di una delle diverse possibilità dell’esistenza, ne costituisce il presupposto.Se oggi espressioni come “condizione femminile” e “discriminazione sessuale” vengono definite obsolete dai fanatici della modernità, parimenti sollecitano l’interesse di quanti si interrogano in maniera attiva sul significato di ciò che li circonda. Perché il femminile ha avuto un destino completamente diverso – e senza dubbio più sofferto – rispetto a quello dell’uomo in questa nostra società? E, soprattutto, perché la donna si è sempre trovata in una condizione subalterna rispetto all’uomo? Aldo Carotenuto, in questo suo saggio, ci indica le possibili risposte, individuando le idee e i valori che hanno sviluppato nella donna d’oggi autostima e senso d’identità, attraverso un’analisi ricca di metafore e suggestioni psicologiche.

Aldo Carotenuto, psicoanalista, è tra le figure più significative dello junghismo italiano e internazionale. È membro dell’American Psychological Association e presidente del Centro Studi di Psicologia e Letteratura. Professore di Psicologia della Personalità all’Università di Roma, ha scritto oltre trenta libri, alcuni dei quali tradotti nelle maggiori lingue europee e in giapponese. Fra le sue ultime opere segnaliamo nelle nostre edizioni: Eros e Pathos, Amare e tradire, La chiamata del daimon, La nostalgia della memoria, La strategia di Peter Pan, Riti e miti della seduzione, Le lacrime del male, L’eclissi dello sguardo, Vivere la distanza, Il lascino discreto dell’orrore, Attraversare la vita, Breve storia della psicoanalisi, Il fondamento della personalità, Diario di una segreta simmetria, L’ultima medusa, L’anima delle donne.

Dal Tribale al Globale – Introduzione all’Antropologia

Dal Tribale al Globale – Introduzione all’Antropologia

Autore/i: Fabietti Ugo; Matera Vincenzo; Malighetti Roberto

Editore: Bruno Mondadori Editori

premessa degli autori.

pp. XI-260, Milano

Negli ultimi decenni l’antropologia si è affermata come un sapere capace di leggere la realtà attraverso lo studio dei simboli e dei significati che gli esseri umani conferiscono tanto alla loro vita quotidiana quanto ai grandi fenomeni che si manifestano su scala globale. Analizzando i metodi di indagine, le teorie e gli oggetti attuali della riflessione antropologica, questa nuova edizione, completamente rivista dagli autori, ripercorre idealmente il cammino che ha portato l’antropologia dallo studio di umanità lontane e circoscritte (tribali) a quello di umanità sempre più articolate e vicine tra loro (globali), dove i particolarismi, tuttavia, riemergono con allarmante frequenza e problematicità. Tribale e globale, i due versanti dell’antropologia contemporanea, non vanno quindi intesi come realtà giustapposte, ma come aspetti di una complessità, dove in entrambe le dimensioni ritroviamo elementi dell’una e dell’altra.

Ugo E.M. Fabietti insegna Antropologia culturale presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca e l’Università Bocconi. Ha svolto ricerche in Arabia e in Pakistan. Per Bruno Mondadori ha pubblicato Culture in bilico. Antropologia del Medio Oriente (2011, II ed.) ed è autore, tra l’altro, di Ethnography at the Frontier. Space, Memory and Society in Southern Balochistan (Peter Lang, Bern 2011).

Roberto Malighetti insegna Antropologia culturale presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Ha condotto ricerche prevalentemente in Italia < Brasile. Tra le sue principali pubblicazioni: Clifford Geertz. Il Incoro dell’antropologo (Utet Università, Milano 2008) e Il Quilombo di Frechal. Identità e lavoro sul campo in una comunità brasiliana discendenti schiavi (Raffaello Cortina, Milano 2004).

Vincenzo Matera insegna Antropologia culturale presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca e l’Università degli Studi di Milano. Si occupa di teoria antropologica, con particolare riferimento al concetto di cultura e all’epistemologia della ricerca, di scrittura, di antropologia della memoria. Tra le sue pubblicazioni: Il concetto di cultura nelle scienze sociali contemporanee (Utet Università, Milano 2008) e Comunicazione e cultura (Carocci, Roma 2008).

Federico II – Imperatore, Uomo, Mito

Federico II – Imperatore, Uomo, Mito

Autore/i: Houben Hubert

Editore: Società Editrice Il Mulino

seconda edizione riveduta e aggiornata, introduzione dell’autore, in copertina: Federico II («Nuova cronica figurata» del Villani, sec. XIV).

pp. 208, numerose tavole b/n f.t., Bologna

«agile e arioso… un succinto, efficace strumento critico»
Franco Cardini

Un profilo sintetico quanto informato dell’imperatore normanno-svevo Federico II (1194-1250), una delle figure più discusse del Medioevo europeo. La prima parte del libro è dedicata alla storia politica di Federico, segnata dalla lotta con il Papato e i Comuni; la seconda si occupa dell’uomo, della sua sfera famigliare, dei suoi interessi filosofici e scientifici, e del suo entourage, di cui facevano parte anche studiosi ebraici e arabi; la terza segue la formazione del mito di Federico attraverso i secoli fino ai giorni nostri.

Hubert Houben insegna Storia medievale nell’Università del Salento a Lecce ed è membro del Consiglio scientifico dell’Istituto Storico Germanico di Roma. Ha pubblicato, fra l’altro, «Ruggero II di Sicilia, un sovrano tra Oriente e Occidente» (Laterza, 1999; Premio Basilicata 2000) e «Normanni tra Nord e Sud: immigrazione e acculturazione nel Medioevo» (Di Renzo, 2003).

Visualizza indice

Introduzione

  1. L’imperatore
  2. L’uomo
  3. Il mito

Conclusioni. Federico II nel contesto europeo
Cronologia
Nota bibliografica
Indice dei nomi

Gli Alberi di Conoscenze – Educazione e Gestione Dinamica delle Competenze

Gli Alberi di Conoscenze – Educazione e Gestione Dinamica delle Competenze

Titolo originale: Les Arbres de Connaissances

Autore/i: Authier Michel; Lévy Pierre

Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore

prefazione di Michel Serres, traduzione di Alessandro Serra.

pp. 200, Milano

“Come uscire dalle categorie socio-politiche ereditate dalla società industriale? Dove sono i pensieri, gli utensili, i progetti in grado di permetterci di capire e di agire nel mondo contemporaneo?”
La domanda di Michel Authier e Pierre Lévy è tutt’altro che retorica.
Una risposta concreta e convincente è negli “alberi di conoscenze”.
Fondati su nuovi principi di trattamento delle informazioni, gli “alberi di conoscenze” sono insieme una filosofia di condivisione dei saperi e un dispositivo informatico che offre il modo di integrare e mettere positivamente in sinergia le competenze individuali. Ideato nel 1992, è già applicato in molte scuole, imprese, uffici di collocamento, comunità locali, associazioni. È uno strumento nuovo ma collaudato per riconoscere e valorizzare le disparate conoscenze di una persona, di seguire il loro sviluppo nel tempo e in tutte quelle fioriture o deviazioni che fanno la ricchezza del suo sapere individuale.
Privo di tecnicismi, attraente nel racconto degli esempi e delle spiegazioni, il libro divulga la struttura, gli scopi e la filosofia di un metodo che punta a un apprendimento cooperativo, e a un sapere collettivo, solidale e detotalizzato.

Michel Authier (1949), sociologo e storico delle scienze, è presidente della TriVium SA, la società che ha sviluppato e commercializzato Gingo, il sistema logico degli alberi di conoscenze. Per Feltrinelli, Gli alberi di conoscenze (con Pierre Lévy, 2000).

Pierre Lévy (Tunisi, 1956), filosofo, allievo di Michel Serres e Cornelius Castoriadis alla Sorbona, specializzatosi a Montreal, studioso delle implicazioni culturali dell’informatizzazione, del mondo degli ipertesti, e degli effetti della globalizzazione, insegna presso il dipartimento Hypermédia dell’Università di Parigi VIII a Saint-Denis. Ha pubblicato tra l’altro Le tecnologie dell’intelligenza. L’avvenire del pensiero nell’era informatica (Synergon, 1992), L’intelligenza collettiva. Per un’antropologia del cyberspazio (Feltrinelli, 1996, 2002), Il virtuale (Cortina, 1997), Cybercultura. Gli usi sociali delle nuove tecnologie (Feltrinelli, 1998) e, con Michel Authier, Gli alberi di conoscenze. Educazione e gestione dinamica delle competenze (Feltrinelli, 2000).

Troppa Medicina – Un Uso Eccessivo può Nuocere alla Salute

Troppa Medicina – Un Uso Eccessivo può Nuocere alla Salute

Autore/i: Bobbio Marco

Editore: Giulio Einaudi Editore

introduzione dell’autore.

pp. VII-160, Torino

La fragilità della natura umana davanti al dolore, alla malattia e alla morte ha assicurato ai medici un potere di cui spesso hanno abusato. Con il capitalismo la salute è diventata un vero business dominato dalle industrie farmaceutiche che strumentalizzano i medici. Marco Bobbio, attraverso la vivida narrazione della sua esperienza quotidiana, analizza gli stadi di questo scandalo e mostra tutte le difficoltà di sfuggire alla logica del sistema e di praticare la Slow Medicine nello spirito della decrescita. Ci invita alla resistenza e alla dissidenza contro l’ipermedicalizzazione e lo sperpero che aumentano le disuguaglianze e riducono il diritto alla salute.
Serge Latouche

La medicina ha ottenuto straordinari successi: guarire malattie letali, ridurre sofferenze, prolungare la vita. Il nostro benessere però dipende anche da fattori non indagabili con esami e non curabili con farmaci. Il disagio di convivere con l’incertezza, il bisogno di oggettivare la propria salute, l’esagerata fiducia nelle potenzialità della tecnologia e ingenti interessi economici ci spingono verso una medicina che può essere inutile o addirittura dannosa.

Marco Bobbio è primario di Cardiologia all’Ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo. Ha lavorato per due anni come ricercatore negli Stati Uniti ed è stato responsabile dei trapianti di cuore a Torino per 15 anni. Ha scritto per Bollati Boringhieri (1993) Leggenda e realtà del colesterolo – Le labili certezze della medicina; con Stefano Cagliano per Donzelli (2005) Rischiare di guarire – Farmaci, sperimentazione, diritti del malato. Per Einaudi ha pubblicato Giuro di esercitare la medicina in libertà e indipendenza. Medici e industria (2004), Il malato immaginato. I rischi di una medicina senza limiti (2010), tradotto in Brasile, e Troppa medicina. Un uso eccessivo può nuocere alla salute (2017).

Fisiognomica – Nei Segni del Volto il Destino dell’Uomo

Fisiognomica – Nei Segni del Volto il Destino dell’Uomo

Autore/i: Centini Massimo

Editore: Demetra

pp. 160, numerose illustrazioni b/n, Verona

Il volto è una grande mappa
sulla quale sono tracciati i segni dell’anima.
La fisiognomica è quell’arte
che ci insegna a individuarli e interpretarli.

A cavallo tra scienza e antropologia, la fisiognomica è una disciplina antichissima (la sua prima trattazione viene infatti attribuita ad Aristotele) che nel suo lungo percorso trova molteplici applicazioni nella medicina, nella psicologia, nella criminologia. Il suo scopo, inseguito per via analogica, è di individuare dietro le fattezze di un volto le tracce, i segni che svelano l’essenza dell’uomo, per coglierne caratteri, passioni, psicologie, tipologie, patologie, vizi e virtù.
Una “scienza dei segni del volto” la cui storia complessa e tortuosa, oscillante tra il mito (si pensi solo ai “bestiari” medievali, così densi di significati simbolici) e il pensiero positivista del secolo scorso (l’antropologia criminale di Cesare Lombroso), è qui ripercorsa con grande sapienza da Massimo Centini.
Con l’ausilio delle numerose illustrazioni, questo libro svela le straordinarie e ancora attualissime potenzialità di un metodo di analisi dell’uomo che nella moderna tipologia omeopatica, per esempio, ha trovato nuovi e inaspettati utilizzi.

Massimo Centini (Torino, 1955), antropologo, lavora presso il Centro Studi Tradizionali Popolari di Torino ed è membro del Comitato scientifico dell’Associazione europea di medicine tradizionali. Autore di numerose ricerche sul folklore e sulla cultura popolare, ha pubblicato per red Uomini e fantasmi, nella collana “Immagini del profondo”.

L’Opus Dei

L’Opus Dei

Autore/i: Le Tourneau Dominique

Editore: Edizioni Scientifiche Italiane

seconda edizione aggiornata, introduzione dell’autore, traduzione di Luca Monterone.

pp. 152, Napoli

Un autorevole membro dell’Opus Dei ricostruisce la storia dell’Opus Dei. Dai «presentimenti» di Josemaria Escrivà de Balaguer, agli anni difficili della fondazione, alle prime approvazioni ecclesiastiche, alla «grandissima speranza» con cui la Chiesa d’oggi – secondo le parole di Giovanni Paolo II – «rivolge le sue materne premure e le sue attenzioni» verso l’Opera fondata «per divina ispirazione» il 2 ottobre 1928. Fini, strutture organizzative, mezzi dell’istituzione; origine, impegni, responsabilità dei suoi membri in una trattazione fondata sulla conoscenza diretta dei fatti e su di uno studio approfondito di importanti scritti e documenti, molti dei quali inediti. Un contributo, aggiornato, di straordinaria efficacia, alla comprensione di una realtà diffusa in tutto il mondo.

Dominique Le Tourneau, sacerdote, è da molti anni membro dell’Opus Dei. Ha conosciuto direttamente e frequentato il fondatore, mons. Escrivà. Detiene il D.E.S. in scienze economiche e il dottorato in diritto canonico. Studioso di quest’ultima disciplina, ha condensato la sua ricerca scientifica in numerose pubblicazioni. Vive attualmente a Parigi.

Guide Pratique d’Astrologie Médicale

Guide Pratique d’Astrologie Médicale

Autore/i: Coutela Jacques

Editore: Guy Trédaniel Éditeur

pp. 288, Paris

Dans cet ouvrage, l’auteur traite, pour la première fois, des dernières maladies connues dans notre monde. Il étudie particulièrement la personnalité, les maladies d’origine, les maladies acquises au cours de la vie, ainsi que la mort.
Ce guide pratique d’Astrologie médicale permettra de mieux cerner le problème complexe de l’influence des astres, par rapport à la santé et à la mort.

Metodologia e Tecniche della Ricerca Sociale – Una Introduzione Sistematica

Metodologia e Tecniche della Ricerca Sociale – Una Introduzione Sistematica

Autore/i: Statera Gianni

Editore: Palumbo Editore

terza edizione, prefazione dell’autore.

pp. 326, Roma

Dalla prefazione dell’autore:
“Il presente testo introduttivo alla metodologia e alle tecniche della ricerca sociale nasce da una esperienza didattica e di ricerca di undici anni, nel corso dei quali, peraltro, ho potuto rendermi conto dell’estrema difficoltà di insegnare metodologia della ricerca sociale senza lare, unitamente a coloro che si suppone debbano apprendere, della ricerca sociale.
D’altronde, questa lunga esperienza mi ha anche convinto del fatto che è molto più importante, per formare un che questi acquisisca salda consapevolezza logico-metodologica – oltre che teorico-sostanziale piuttosto che una specifica, sofisticata competenza tecnica Si dà altrimenti il rischio della «quantofrenia», del gioco delle elaborazioni quantitative fine a se stesse con pretese spesso infondate di generalizzabilità o anche, semplicemente, di rilevanza sostanziale.
In realtà, la rilevanza sostanziale dipende non già dall’applicazione a tappeto di sofisticate tecniche di elaborazione quantitativa, dall’uso indiscriminato di tests statistici, da «folgorazioni !» indotte da complessi indici costruiti con energia autoalimentantesi mente – piuttosto che alimentata da definite ipotesi teoriche e da coerenti traduzioni operative di esse. Né la rilevanza sostanziale dipende dal mero descrittivismo sociologico – cui sembra indulgere parte della sociologia empirica italiana – che si basa su banali e talvolta scorrette presentazioni di distribuzioni di frequenze con pretese generalizzanti. Né, ancora, essa è legata alla propensione alla «Grande Teorizzazione» non suscettibile di conferma o di scomposizione in proposizioni a più limitato livello di generalità per cui sia possibile una qualche procedura di conferma. Quella che si è detta «rilevanza sostanziale» dei risultati di un lavoro di ricerca può essere conseguenza inaspettata di una molteplicità di fattori concomitanti e/o susseguenti, uno dei quali può dar luogo alla «scoperta»; ma la sistematicità delle procedure, la loro correttezza logico-metodologica, la coerente attribuzione di senso entro un definito quadro teorico ai dati raccolti, sono precondizione del «normale» lavoro di ricerca nel «contesto della giustificazione» e, inoltre, sono la base di qualsivoglia atto «intuitivo» nel «contesto della scoperta».[…]”