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Il Futuro Senza Volto

Continuità nell'evoluzione culturale

di
Editore: Editori Laterza
Informazioni: prefazione dell'autrice, traduzione di Lina Unali e Raffaella De Franco. - pp. 440, nn. tavv. b/n f.t., Bari
Stampato: 1972-07-01
Codice: 500000002630

«Nel passato gli uomini si riunivano per decidere se affrontare il pericolo che proveniva da altri uomini. Ora, per la prima volta, ogni parte è ugualmente pericolosa per tutti… La nostra situazione umana non ci permette più di distinguere tra i buoni e i cattivi, i giusti e gli ingiusti. Il primo colpo inferto ai figli del nemico firmerà la condanna a morte dei nostri figli».
Con queste affermazioni Margaret Mead mette a fuoco il problema: quale futuro l'uomo offre all'umanità? o addirittura: esiste un futuro per l'umanità?
Il futuro senza volto pone con estrema urgenza il problema della coesistenza, non come speranza utopistica ed edificante, ma come necessità drammatica e urgente. I progressi tecnici dell'evoluzione culturale hanno reso necessaria la protezione della specie umana non più dalla natura o dagli animali, ma da se stessa. E la Mead, con speranza e timore, conclude con una domanda: la creatività umana, che ci ha spinto tanto avanti sulla strada del terrore, riuscirà a realizzare in tempo la prossima invenzione, quella che ci garantirà un futuro?
L'interesse dell'Autrice si concentra sulle componenti la microevoluzione culturale: sviluppo delle capacità psicobiologiche umane, continuità della trasmissione culturale e ruolo di un particolare gruppo di individui nella prospettiva di una innovazione culturale. Indica, in questo modo, un nuovo contesto in cui inserire sia i «processi evolutivi senza soggetto» (cioè quelli che prescindono dall'influenza diretta di singoli individui), sia le singole personalità, i genii, che imprimono svolte decisive alla storia dell'umanità. Tra le condizioni che permettono a un uomo di eccezionali capacità di offrire un contributo al mutamento culturale, vi è la particolare composizione del gruppo di individui con i quali è in relazione e per mezzo dei quali entra in relazione con gli altri. Ognuno reca il suo contributo all'evoluzione culturale: l'uomo stupido o l'intrattabile, dice la Mead, il miscredente o il fanatico, intessono con l'individuo superdotato una trama interrelazionale indispensabile a qualsiasi possibilità di innovazione.
Non esistono culture leader, secondo la Mead: accanto alle civiltà tecnologicamente progredite esistono modelli culturali solo quantitativamente diversi. Ed è per questo motivo che il patrimonio culturale umano non potrà essere preservato creando superuomini che ne siano i depositari: l'epoca degli eroi, se mai è esistita, non è la nostra epoca. «Il personaggio solitario al British Museum, o lo scienziato isolato, seduto al suo scrittoio, armato soltanto di un regolo calcolatore, rappresentano ciascuno una parte differente ed egualmente vitale del processo». Ma anche l'idea concepita, in solitudine, perché si concreti in uno strumento di innovazione culturale, deve trovare un suo posto organico nel gruppo di cui essa, e l'individuo che l'ha formulata, sono parte integrante.
Questa è la condizione essenziale perché l'umanità abbia un futuro: che ogni essere umano sia inserito nella struttura dinamica della società, si riconosca nell'altro e riconosca all'altro il diritto di esistere.

Margaret Mead, nata nel 1901, ha effettuato ricerche nella Nuova Guinea, a Bali, nelle Isole dell'Ammiragliato. E autrice di numerosi saggi. Tra quelli tradotti in lingua italiana ricordiamo (L'adolescente in una società primitiva (1964); Sesso e temperamento (1967); Maschio e femmina (1962); La ricerca antropologica. Venti studi sulle società primitive (1966).
Ha insegnato alla Columbia University e alla University of Cincinnati.

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