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La Morale della Storia

di
Editore: Il Saggiatore
Prezzo: € 25,00

Informazioni: prima edizione, traduzione di Jone Graziani. - pp. 264, Milano
Stampato: 1960-06-01
Codice: 500000003965

Due avvenimenti segnano, a distanza di pochi giorni, un sanguinoso arresto nella storia delle illusioni europee: la spedizione di Suez e la repressione di Budapest. La prima appare oggi come un estremo sussulto dell'antico imperialismo, il disperato tentativo di impedire «con la flotta» l'emancipazione dei popoli un tempo coloniali. La maschera della bonomia è stata strappata per un istante, e in sua vece hanno parlato i cannoni, i cacciabombardieri lanciati sulle popolazioni del Nilo per intimidire il dittatore Nasser.
Poco tempo dopo, una spietata repressione impedisce all'Ungheria di scivolare sul piano inclinato dell'anticomunismo, della reazione, del fascismo. Ma nel contempo vengono soffocati, a Budapest, i tentativi di una via nazionale al socialismo, intrapresi in buona fede (nonostante le ambigue sobillazioni) da notevoli gruppi di intellettuali e di lavoratori. Quelle giornate del 1956 parvero obiezioni contro la storia e posero più drammaticamente la domanda: quali sono, oggi, le concrete possibilità rivoluzionarie?
Nell'U.R.S.S., la via del socialismo non dimentico dell'uomo può passare per la destalinizzazione. Le contraddizioni, gli errori e le durezze sin qui manifestate dalla politica sovietica si possono spiegare con la necessità dell'industrializzazione forzata. Dal canto loro, gli Stati Uniti affermano di considerare superato il socialismo. Ma in realtà, ribadisce André Gorz, proprio negli Stati Uniti l'uomo è alienato alle strutture economiche, sempre più complesse, sempre più autonome. Reso incapace di scelte personali, egli subisce i bisogni che la pubblicità crea in lui artificialmente per soddisfare la produzione di massa; nelle società tecnologicamente più evolute, l'uomo considera ancora il lavoro come una maledizione.
La rivoluzione, conclude Gorz, deve essere fatta, è una esigenza umana come ai tempi di Marx. Ma quella che per Marx era una certezza, non è per noi, uomini della società dei robot, che una speranza.

André Gorz nacque a Vienna nel 1926. Quando, in conseguenza dell'Anschluss, le truppe di Hitler invasero l'Austria e la polizia nazista vi instaurò i consueti metodi della violenza e del terrore, la vita cominciò a farsi intollerabile per il giovane «Halbjude» André.
Dopo una drammatica crisi di «ambivalenza» per i persecutori, il ragazzo fu messo al riparo dalla campagna razziale in un collegio svizzero. Era frattanto scoppiata la guerra: quel soggiorno elvetico divenne per il giovane Gorz un'odissea. Ma segnò per lui anche la stagione delle grandi scoperte intellettuali, rappresentate soprattutto da Sartre e dall'esistenzialismo: conferma e tormentoso rimedio di angosce che gli parevano innate.
Non appena tace il cannone e le frontiere si riaprono, André Gorz corre a Parigi. Sono le giornate della Liberazione, dei propositi di ricostruzione morale, della speranza nel domani dell'uomo. Gorz frequenta il suo maestro e gli ambienti degli intellettuali «de gauche». Si sottopone a una implacabile autoanalisi, in cui coniuga metodi freudiani con temi esistenzialisti e marxisti. Il suo primo libro, Il Traditore (di cui è prossima l'edizione italiana presso Il Saggiatore) riferisce con spietata lucidità intellettuale e narrativa quella intrepida operazione su se stesso. I medesimi problemi ritornano, trasferiti sul piano storico del destino delle masse, nel saggio La morale della storia, che uscì l'anno successivo (19 59). Gorz scrive in francese, vive e lavora a Parigi.

Il volume è disponibile in copia unica

Libro che può recare eventuali tracce d'uso.

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