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Acqua

Titolo originale: Water

di
Editore: Neri Pozza Editore
Informazioni: traduzione di Valeria Giacobbo, in copertina: fotografia di Devyani Saltzman, Le Tavole d'Oro. - pp. 208, Vicenza
Stampato: 2006-11-01
Codice: 978885450166

Chuyia aveva sei anni il mattino in cui sua madre Bhagya ricevette in cucina la visita inaspettata di Somnath, suo marito. Seduta a gambe incrociate sul pavimento, Bhagya stava pestando il riso nel mortaio, quando Somnath era entrato e, dandosi una sistematina alla dhoti, al telo da notte tutto stropicciato, aveva sussurrato che la madre di Hira Lal, l'amico di famiglia rimasto vedovo a quarantaquattro anni, desiderava che Chuyia sposasse suo figlio. Bhagya aveva sollevato l'orlo della sari e abbassato la testa per celare l'improvviso tumulto che si era impadronito del suo cuore, poi non aveva avuto nemmeno il tempo di protestare. Somnath aveva elencato tutti i vantaggi di quelle nozze: gli oroscopi di Chuyia e Hira Lal in perfetta sintonia, il fatto che la madre di Hira Lal non voleva la dote e avrebbe pagato lei tutte le spese della cerimonia, la possibilità di tener fede alla più pura tradizione braminica, per la quale una donna è riconosciuta come tale soltanto quando è unita al proprio marito e diventa una sumangali, una donna di lieto auspicio. È trascorso qualche anno da quel mattino, e la piccola Chuyia si è sposata con Hira Lal. Poi un giorno Hira Lal è stato condotto sulle rive del Gange e lì ha liberato la sua anima. Da quel giorno Chuyia non può più indossare vestiti colorati e cuciti, ma soltanto una sari bianca, ha il cranio rasato ed è costretta a vivere lontano dai suoi, poiché è una vedova, una donna, cioè, che nella cultura braminica non è più tale, visto che non può fare figli né servire il marito. Eccola allora nell'ashram delle vedove, in compagnia di donne dalle teste rasate e i volti duri e allungati, della flaccida Madhumati, della bella Kalayani, dal viso ovale e luminoso incorniciato da splendidi capelli neri, di Gulabi, l'eunuco dai fianchi ondeggianti e dalle braccia sinuose, di Shakuntala, la sua liberatrice che ha abbracciato le idee di bapu Ghandhi, l'uomo che il governo inglese definisce un piantagrane. Nato dalla stretta collaborazione con Deepa Mehta, che nel 1998 diresse il film Earth (basato su uno dei romanzi più noti di Bapsi Sidhwa, La spartizione del cuore), tratto dalla sceneggiatura del film Water, Acqua ci offre un ritratto incomparabile dell'India coloniale e di un ashram delle vedove in cui forza e debolezza, corruzione e onestà, vittime e carnefici si danno la mano. Ritraendo magistralmente eunuchi elegantemente vestiti che maltrattano con ironia le idee del Mahatma Gandhi («Se gli intoccabili sono “figli di Dio”, allora gli eunuchi sono i Suoi figliastri!» dice a un certo punto Gulabi), e donne che si spogliano con pudicizia e malizia lungo i ghat, le gradinate lungo i fiumi sacri, Bapsi Sidhwa ci dona una prova impeccabile del suo stile, fatto di «humour e compassione» (Houston Chronicle).

Bapsi Sidhwa è nata in Pakistan, ed è cresciuta a Lahore. Sposata, ha tre figli e vive attualmente negli Stati Uniti. I suoi romanzi sono stati tradotti in numerosi Paesi e hanno ottenuto ovunque prestigiosi riconoscimenti. In Italia, le sue opere sono apparse tutte presso Neri Pozza: Il talento dei Parsi (2000), La sposa pakistana (2002), La spartizione del cuore (2003), Acqua (2007) e Lingua d'amore (2015).

Il volume non è disponibile

Libro che può recare eventuali tracce d'uso.

Argomenti: India, Letteratura, Romanzo,

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