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Maurizio Scaparro - L'Utopia Teatrale

di
Editore: Marsilio Editori
Prezzo: € 24,00

Informazioni: prima edizione. - pp. 160, nn. tavole a colori e bianco e nero, Venezia
Stampato: 1986-12-01
Codice: 978883174945

Di Maurizio Scaparro, ossia di uno dei più interessanti e personali registi europei contemporanei, viene tracciato nelle pagine di questo libro l'itinerario artistico compiuto nell'arco di poco più che due decenni: da quando, cioè, dopo una fervida esperienza di critico teatrale, Scaparro si trovò, giovanissimo, a dirigere un teatro a gestione pubblica e firmò la sua prima regia. Dopo di allora ha di volta in volta diretto teatri stabili e compagnie indipendenti rivelandosi sempre proteso a rifiutare il teatro di consumo e interessato invece a recuperi e riproposte apparentemente disparate (dalla Venextiana alla Sagra del Signore della Nave, alla Lunga notte di Medea di Corrado Alvaro), in realtà affratellate da tematiche precise (la festa, ad esempio, o l'impegno civile).
Pur attenendosi fedele al teatro di parola si preoccupa più di far coabitare rigore e fantasia che non di soggiacere a condizionamenti di stampo accademico (La Lena dell'Ariosto ridotta in prosa, ne è un esempio). Fin dagli inizi appare chiara la sua totale avversione per ogni forma di spettacolarità eccessiva, la sua premeditata rinuncia alla scenografia illustrativa a favore di un uso altamente suggestivo dello spazio scenico. Sono tutti contrassegni delle sue tensioni verso un rapporto fertilmente utopico con il teatro. Tensioni che andranno via via facendosi sempre più nitide a partire dall'Amleto (che rivelo al pubblico italiano Pino Micol) per giungere poi al Cirano di Bergerac e al memorabile Don Chisciotte multimediale o al ritrovato Caligola di Camus, senza dimenticare il recente Fu Mattia Pascal: tutte scelte che rivelano la predilezione, in palcoscenico, per alcuni campioni dell'Utopia.
La rilettura critica dei singoli spettacoli fra maggiori e minori (alcuni dei quali salutati all'estero con un calore eccezionale) permette anche di individuare altri aspetti dell'utopia teatrale cara a Scaparro: basta pensare alla felice pagina del «Carnevale del Teatro» a Venezia quando venne messa in luce la particolare connessione fra piazza e teatro. E, ancora, la linea di ricerca sul linguaggio teatrale contemporaneo portata avanti tanto in Italia quanto negli Stati Uniti - nel momento in cui ci si interroga sul senso che può avere oggi fare teatro in una società dove il contatto umano sembra rarefarsi - si collega alla possibilità di coniugare il linguaggio teatrale al linguaggio cinematografico o televisivo come nel caso del citato Don Chisciotte.
Anche se il teatro resta sempre «la più umana delle arti», Paolo Emilio Poesio è nato a Roma, ma vive a Firenze da moltissimi anni. Poco più che ventenne cominciò a cimentarsi nella critica drammatica, disciplina nella quale poi, divenuto giornalista professionista, doveva affermarsi come una delle voci più autorevoli, esercitandola per trentaquattro anni consecutivi nei maggiori quotidiani fiorentini. Interessato a tutti gli aspetti del teatro, ha insegnato alla Scuola di recitazione di via Laura a Firenze e ha diretto, nei primi anni sessanta, il Teatro Studio del Teatro Metastasio di Prato. È autore di una biografia critica di Jean Louis Barrault (Bologna 1961). Oltre che a diverse enciclopedie, ha collaborato e collabora con alcune riviste specializzate italiane e straniere. Ha fatto parte più volte di commissioni giudicatrici di premi teatrali. Dirige la rivista «Teatro nuovo».

Libro usato disponibile in copia unica

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