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Annibale

di
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
Prezzo: € 18,00

Informazioni: pp. 324, Milano
Stampato: 1980-11-01
Codice: 500000002819

Che interesse può avere per un lettore d'oggi una storia vecchia di più di duemila anni?
Che segni di vita ci possono arrivare da un passato diventi secoli?
Guardate cosa scrive Shakespeare nella Tempesta. Ci avverte che «il passato è soltanto un prologo». Il prologo della nostra vita, alla quale tutto ciò che la precede appartiene come parte indistruttibile dell'esistenza. Annibale siamo noi, duemila anni fa. La sua storia è la nostra storia. E il ricordo che riusciamo a decifrarne è, in sostanza, un ricordo di noi stessi. È inutile obiettare che venti secoli sono un abisso così profondo da non poter scendervi dentro. Ogni cento anni si succedono tre generazioni. Mio nonno Giobatta, padre di mio padre, era nato nel 1861 insieme al regno d'Italia. All'epoca di porta Pia aveva nove anni. Garibaldi, Mazzini, Vittorio Emanuele II erano ancora vivi quando egli già si stava facendo uomo. Me li descrisse come suoi contemporanei. E mi raccontò quel che aveva sentito da suo nonno, trevigiano, il quale era stato suddito della Serenissima, Un filo ininterrotto dal Settecento fino a me.
Con questa cadenza di vita; sessanta nonni ci dividono oggi da Annibale. Sessanta nonni Soltanto. Potrebbero stare tutti in una stanza, la stanza della memoria, cucitrice del tempo. E che dire dei luoghi, spettatori impassibili e fedeli del passato, testimoni che attendono solo d'essere interrogati?
Bernard Shaw, nel prologo a Cesare e Cleopatra - un prologo che è poi eguale per ogni storia, se l'ieri è semplicemente l'inizio dell'oggi - fa recitare questa battuta: «Le stelle e il cielo senza nuvole sono nostri contemporanei, diciannove secoli e mezzo più giovani di quando li abbiamo conosciuti noi; ma dal loro aspetto non lo si potrebbe arguire».
Per Cartagine i secoli sono venti, ventidue.
Ma il discorso non cambia. Basta saper guardare e Cartagine diventa viva, Annibale un contemporaneo del nostro ricordo, un uomo come noi, che «come noi viveva di pane, provava desideri, assaporava dolori, aveva bisogno di amici». Ecco, ve lo porto in casa. (Gianni Granzotto)

Di famiglia friulana, Gianni Granzotto è nato a Padova nel 1914. Ha trascorso la giovinezza a Bologna, dove si è laureato in lettere nel 1936 con una tesi su Italo Svevo (non senza scalpore per le implicazioni politiche che a quell'epoca l'argomento sollevava). Ma il giornalismo, i viaggi, la guerra lo allontanano subito dalla letteratura. Lo ritroviamo infatti inviato speciale di grandi giornali, corrispondente da Parigi e New York, commentatore di politica alla televisione, «moderatore» di celebri, memorabili scontri. Ha tenuto in seguito varie, importanti cariche amministrative: consigliere delegato della RAI, amministratore di giornali, presidente della Federazione Editori, ed è (oggi presidente dell'ANSA. È autore di La battaglia di Lepanto (1975), Carlo Magno (1978), Il viaggiatore (1979).

Il volume è disponibile in copia unica

Libro che può recare eventuali tracce d'uso.

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