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La Voce, la Musica, il Demonio

Con un Saggio sull'Interpretazione Musicale

di
Editore: Spirali Edizioni
Informazioni: prima edizione italiana. - pp. 184, Milano
Stampato: 1983-07-01
Codice: 500000006065

La musica non presuppone nulla: significa solo se stessa. Può insinuare, così, in noi la tentazione luciferina di essere i padroni della natura, di poter costruire una natura a nostro arbitrio. L'autore segue attraverso la storia le principali tappe in cui il demoniaco si manifesta nella musica, come tentazione intellettuale più che come sensualità, fino al romanticismo in cui la musica, dissolta la realtà, finisce con il dissolvere se stessa.
Il saggio finale si domanda perché l'interpretazione musicale sia necessaria. L'interprete riporta nel tempo l'unità sovratemporale della musica, muovendo dal suo senso senza significato: capisce e fa capire la musica non quando concatena un suono con l'altro ma quando fa uscire l'insieme dei suoni dal senso unitario della composizione.

Estratto del libro:
II. Il brivido del nulla
«Che il vero problema del demoniaco nella musica fosse di natura ultima intellettuale non era, tuttavia, sfuggito ai greci: era emerso nel momento stesso in cui si scopriva la razionalità delle leggi della musica, ad opera dei pitagorici. Razionalità significava, per loro, razionalità delle leggi della natura: il suono, infatti, per i pitagorici è l'immediata controparte sensibile di una realtà matematica. L'orecchio coglie in forma di suoni i rapporti, cioè i numeri, che costituiscono la realtà naturale; nel piccolo come nel grande. Anche i rapporti tra i cerchi del cosmo sono numeri, e risuonano continuamente: e darebbero luogo alla percezione di un suono, ovvero a quella che sarà chiamata l'"armonia delle sfere", se a essa non ci fossimo, ormai, assuefatti.
[...]
Questa realtà, nella sua forma sensibile, è suono. Ne viene che la musica si apre a una doppia e ambigua possibilità: essa può allontanare la visione dell'insidenza del nulla o, al contrario, rivelarla. E la musica fa sempre in qualche modo entrambe le cose a un tempo, pur potendo tendere più verso l'una o più verso l'altra. E il "tendere verso l'altra" è, precisamente, ciò che produce nella musica quel brivido che, in una visione ormai ellenistico-moderna, sarà considerato come demoniaco. Demoniaca non è l'irrazionalità pura – che non esiste – demoniaca è una razionalità che fa emergere in sé l'irrazionale, e quindi il nulla, perché il nulla appare insito nel reale e lo minaccia dal suo interno.»

Accademico dei Lincei, filosofo teoretico, membro del comitato premi della Fondazione internazionale Balzan.
Vittorio Mathieu è nato a Varazze (Savona), il 12 dicembre 1923. Laureato in Filosofia teoretica a Torino nel 1946 e libero docente nella stessa materia nel 1956, dal 1958 è stato incaricato e dal 1961 ordinario di Filosofia teoretica all'Università di Trieste. Primo vincitore del concorso di Storia della filosofia del 1960, dal 1967 è stato ordinario di Filosofia, poi di Filosofia morale, nella Università di Torino. Comandato al Centro interdisciplinare dell'Accademia dei Lincei, di cui è Socio nazionale dal 1990. Dal 1972 al 1980, è stato membro del Comitato 08 del CNR. Dal 1976 al 1980 è stato membro e poi vicepresidente del Consiglio esecutivo dell'UNESCO (Parigi). Attualmente è membro del comitato premi della Fondazione internazionale Balzan.
Molte le sue pubblicazioni, tra cui: Bergson (1954); La filosofia trascendentale e l'Opus postumum di Kant (1958); Leibniz e Des Bosses (1960); L'oggettività nella scienza e nella filosofia contemporanea (1960); Il problema dell'esperienza (1963); Dio nel "Libro d'ore" di R.M. Rilke (1968); Dialettica della libertà (1970); La speranza nella rivoluzione (1972); Perché punire (1980); Cancro in Occidente (1983); Filosofia del denaro (1985).
Mathieu è inoltre autore di una Storia della filosofia (1965).
Gli interessi attuali di Mathieu vertono sul rapporto tra scienza e filosofia, entrambe indispensabili per intendere la realtà da punti di vista complementari. La scienza elabora concetti operativi, e perciò oggettivi, che però non esauriscono la realtà in tutti i suoi aspetti. La filosofia interpreta la realtà, anche in quegli aspetti che non si lasciano oggettivare operativamente, ma non sono per questo meno reali e dotati di valore. L'attività "ermeneutica" - ossia interpretativa del reale - si esplica in campo estetico, etico, storico, oltre che di filosofia generale, alla quale Mathieu cerca di contribuire con una metafisica della "differenza ontologica" tra i diversi livelli dell'essere.

Ha pubblicato con Spirali:

  • La voce, la musica, il demoniaco (2005)
  • Le radici classiche dell'Europa (2002)
  • Il nulla, la musica, la luce (1996)
  • Gioco e lavoro (1989)
  • Elzeviri swiftiani (1986)
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IL DEMONIACO NELLA MUSICA

  • I. La favola di Orfeo
  • II. Il brivido del Nulla
  • III. Il tradimento dell'Uno
  • IV. Da Orfeo a Don Giovanni
  • V. Il moto perpetuo
  • VI. La matrice della natura
  • VII. La tentazione demiurgica
  • VIII. La tentazione dell'autosufficienza
  • IX. Demoniaco sensuale e meccanismo
  • X. Le colonne d'Ercole dell'inorganico
  • XI. Dalla parola alla musica
  • XII. Pianificazione intellettuale
  • XIII. Il ritorno del demiurgo
  • XIV. La fine del demoniaco nella fine della musica
  • XV. In cerca di salvezza

LA DISSOLUZIONE DELLA REALTÀ NEL ROMANTICISMO

SAGGIO SULL'INTERPRETAZIONE MUSICALE
I. Perché un'interpretazione?

  • - Esecuzione e interpretazione
  • - Il comporre
  • - Il "senso" non è composto
  • - La persona, veicolo della sensibilità
  • - L'unità della musica è fuori del tempo
  • - L'interprete riporta la musica nel tempo

II. La dimensione dell'interpretazione

  • - Dal senso ai segni, non viceversa
  • - Né emozioni antecedenti, né purismo
  • - Il "logos" della musica
  • - Ogni musica dà a sé la propria "ragione"

III. L'unità dell'interpretazione

  • - Che cosa identifica un'opera d'arte?
  • - L'identità è sempre dinamica
  • - La "personalità" dell'opera
  • - L'incarnazione e la grazia

IV. Interpreti buoni e cattivi

  • - L'interprete "parla"
  • - Che cosa significa "capire"
  • - La fede, atteggiamento di fondo
  • - Unità del vivente
  • - La glossolalia
  • - Il paradosso di Diderot

V. Caratteri della buona interpretazione

  • - La sensibilità antecedente
  • - Lo slancio
  • - Il rilievo
  • - La "parusia"

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