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Irradiazioni

Diario 1941 - 1945

di
Editore: Ugo Guanda Editore
Informazioni: traduzione di Henry Furst, in copertina: Alberto Savinio, Fin de tempête, 1931. - pp. 538, Parma
Stampato: 1993-04-01
Codice: 978887746367

Nel 1939, allo scoppio della guerra, Ernst Jünger viene richiamato alle armi come comandante di compagnia, col grado di capitano. Successivamente, alla fine della campagna di Francia, è inviato presso lo stato maggiore del comando militare a Parigi. Ha cominciato intanto a prendere forma quel diario, in cui lo scrittore registrerà riflessioni ed eventi fino ai giorni della sconfitta e dell'occupazione: l'invio al fronte orientale, nel Caucaso; il secondo soggiorno parigino fra il 1943 e il 1944, mentre le sorti del conflitto volgono al peggio per la Germania; il trasferimento a Kirchhorst, dove trascorrerà il resto della guerra, tra sventure private (l'annuncio della morte del figlio sul fronte italiano) e un distacco sempre più marcato dal regime e dai suoi capi militari.
«Irradiazioni: con ciò s'intende prima di tutto l'impressione che il mondo e i suoi oggetti hanno provocato sull'autore, il sottile intreccio di luci e di ombre che questi oggetti formano.» Così l'autore delle Tempeste d'acciaio spiega il titolo dato ai diari della seconda guerra mondiale. E aggiunge: «Esistono anche irradiazioni chiare e scure. Completamente scure sono quelle zone di terrore che, con la fine della prima guerra mondiale, cominciarono a gettare la loro ombra sul nostro tempo, e si allargarono paurosamente». In quale posizione si è messo, lo scrittore, per osservare tutto questo? E in stesso afferma di avere inseguito immagini di «completa aderenza». Lo sguardo esatto, impavido di Jünger sa cogliere nello stesso modo, con la stessa esemplare precisione, luci e ombre: le zone di terrore (il fronte caucasico dove non vi è più regola di guerra e si giunge fatalmente a «colpire gli inermi», le stanze di tortura da cui salgono le urla dei prigionieri, i centri di comando da cui si trasmette una violenza cieca...) e quei luoghi in cui, per qualche istante, l'antica civiltà d'Europa ha saputo ancora esprimersi in una discussione intellettuale, in un paragone colto, nel piacere di una battuta, in un gesto sorprendentemente urbano. Sono, questi, i rari momenti di pausa nel procedere implacabile della catastrofe. E la loro descrizione non appare certo come una momentanea e forse colpevole evasione; al contrario, rende ancora più visibile - anzitutto agli occhi dell'autore - l'orrore. È stato scritto che questi diari danno una sensazione di fredda impassibilità, di sovrano distacco, di ostentata percezione intellettuale di eventi e di cose. Chi oggi li legge può invece riconoscere in essi una ferma volontà di chiarezza. Jünger parla, nella sua introduzione, di «allenamento alla giustizia», di una personale «educazione». Noi vediamo un doloroso esercizio alla verità, il coraggio e l'energia di tutto guardare. La lucidità della visione, il «distacco», sono il risultato di uno sforzo supremo, e hanno per effetto una straordinaria incisività.
Per questo Irradiazioni, che Jünger definisce il suo «contributo intellettuale alla seconda guerra mondiale», rappresenta una ineguagliabile testimonianza del disastro, oltre che uno dei suoi libri più belli.

Ernst Jünger è nato a Heidelberg nel 1895. La sua straordinaria vicenda letteraria e umana ha attraversato l'intero secolo, toccando i momenti più cruciali durante la prima guerra mondiale (in cui combatté volontario) e la seconda (è l'esperienza descritta in questi diari). Le sue opere nel catalogo Guanda: Nelle tempeste d'acciaio, Sulle scogliere di marmo, Due volte la cometa, L'operaio, La pace, Rivarol, massime di un conservatore. Guanda ha anche pubblicato le Conversazioni con Ernst Jünger di Julien Hervier.

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